Con un nota circostanziata, il presidente della Liberacaccia di Cuneo Gabriele Sevega esprime perplessità sulle disposizioni della regione per la caccia di selezione al cinghiale.
"La presenza di questi ungulati sul territorio - scrive - è sempre più costante e sempre più a ridosso delle zone abitate, con rischi sempre più concreti alla circolazione stradale, senza tralasciare i danni alle coltivazioni.
Se da una parte Provincia di Cuneo, Ambiti Territoriali Caccia, Comprensori Alpini stanno cercando di implementare le attività, questa Segreteria Provinciale riceve quotidianamente richieste di intervenire, anche dal mondo agricolo.
Come Associazione vi è l’arduo compito di sensibilizzare i cacciatori nei confronti di questa forma di caccia che di fatto non può essere ritenuta tradizione radicata sul territorio ed infatti vi è sempre un maggior numero di partecipazione di cacciatori provenienti da altre Regioni d’Italia per poter prelevare questi ungulati.
Seppur la Regione Piemonte si sia adoperata ad aprire l’attività venatoria in caccia di selezione al cinghiale il 15 Maggio e la caccia di selezione al capriolo il 1 Giugno, con il plauso delle Associazione di categoria degli agricoltori, si è dimenticata degli attori finali, cioè dei cacciatori quali destinatari e praticanti dell’attività venatoria.
Infatti con l’approvazione della Legge Regionale 5/2018 è stato previsto un adempimento in più al cacciatore: in pratica una prova di tiro da effettuarsi presso i poligoni, avente validità 30 mesi e che in seguito all’approvazione del regolamento attuativo da parte del precedente Presidente Regionale si è trasformata in una taratura dell’arma, richiedendo così al cacciatore di certificare ogni arma che vorrà utilizzare nell’attività venatoria.
Da allora, Maggio 2019, la Segreteria Provinciale ANLC Cuneo ha richiesto più volte alla stessa Regione delucidazioni in merito, un adeguamento dello stesso regolamento presidenziale per quanto espresso in legge, una modifica alla stessa legge per evitare interpretazioni, ma ancora oggi nulla è giunto da Piazza Castello di Torino.
Si ritiene pertanto che se effettivamente la Regione Piemonte voglia utilizzare i cacciatori per l’esercizio venatorio in selezione, debba esprimersi in merito:
Alla prova di tiro che deve ritenersi se abilitazione del cacciatore o taratura dell’arma.
Accreditamento dei poligoni che possono rilasciare l’autorizzazione prevista dalla Legge Regionale 5/2018.
Possibilità di utilizzare cacciatori formati al rilevamento biometrico, attività già adottata in Regioni dove la caccia di selezione è radicata.
Adeguamento del regolamento del Presidente Regione Piemonte alla normativa in materia di armi.
Possibilità per i cacciatori autorizzati al prelievo in selezione all’utilizzo delle strade sottoposte a divieto Legge Regionale 32/82 e non solo al recupero del capo così come indicato dalla legge regionale 5/2018 art. 16.
Un prezzario unico delle quote richieste per poter essere ammessi all’esercizio venatorio in selezione.
Problematiche che devono essere risolte per evitare la perdita dei cacciatori che, in nell’incertezza del momento, abbandonano l’attività, mettendo in crisi gestionale ATC e CA e amplificando ulteriormente il problema ungulati e allontanandosi così dall’ottenere il risultato finale comune che tutti richiedono".