Le Associazioni Venatorie Regionali della Campania (Libera Caccia – Enalcaccia - Federcaccia), in audizione presso l’VIII Commissione Consiliare della Regione Campania mercoledì 22 luglio 2020 hanno espresso il proprio disappunto sul Calendario Venatorio.
E’ stato sottolineato come "sembrerebbe che la Regione Campania, oramai da svariati anni, abbia, sostanzialmente, demandato ogni decisione in tema di politica venatoria all’ISPRA, nonché, da ultimo al Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente (in tema di prelievo delle specie pavoncella e moriglione), atteso che ne recepisce, in maniera acritica, ogni rilievo, notoriamente restrittivo, quanto inopinato. Diversamente, non sarebbe comprensibile il motivo per il quale, in Campania, la stagione venatoria, fatta salva qualche limitatissima eccezione, debba iniziare il 1 ottobre, come da indicazioni dell’ISPRA, e non la terza domenica di settembre, in conformità alla Legge 157/1992 ed alla Legge Regionale 26/2012.
Le associazioni contestano l'apertura al primo ottobre a Marzaiola, Germano Reale, Fologa, Beccaccino ect., nonostante che i Key Concepts fissano alla 3^ terza decade di agosto, nonché, solo per alcune specie, la prima decade di settembre il termine di dipendenza della prole dai genitori. Come pure immotivata appare l’anticipata chiusura, al 20 gennaio, in luogo del 31 (come previsto dalla legge e dalla quasi totalità dei calendari venatori italiani), alle specie beccaccia, beccaccino e frullino; la limitazione alla specie quaglia sino al 31 ottobre, etc.. Ulteriore singolarità colta nel calendario venatorio, restrizione unica in Italia, riguarda il termine ultimo del 30 dicembre, mercoledì, e del 30 gennaio, sabato, previsto per il prelievo di alcune specie, benché il 31 dicembre, giovedì, e 31 gennaio, domenica, siano previste come giornate utili ai fini venatori.
Inoltre, proseguono le Associazioni Venatorie, si continuano, immotivatamente, a differenziare i periodi di caccia ed i prelievi nelle aree S.I.C. della Regione rispetto ai territori di caccia programmata, generando disagi e confusione negli appassionati. Ancora, si sottraggono al prelievo venatorio specie come combattente, moretta, ed ora anche moriglione e pavoncella, per queste ultime, addirittura, mentre è in corso un piano d’azione europeo, senza considerare che quasi tutte le regioni italiane le hanno inserite tra le specie cacciabili. Al pari non viene considerato lo stesso rilievo dell’ISPRA che, nelle sue note, afferma non è la caccia la causa del decremento delle presenze delle specie selvatiche, bensì l’impoverimento degli habitat, le coltivazioni intensive, il continuo assottigliamento di aree idonee per l’alimentazione, la sosta e la riproduzione di diverse specie. La Regione, anziché, impegnarsi in iniziative e progetti di riqualificazione degli habitat, al fine di creare le condizioni ottimali per la sopravvivenza delle specie selvatiche, trova comodo ridurre sistematicamente il periodo di caccia ed il prelievo sperando così di porsi a salvaguardia della specie in difficoltà. Ignora, però, che senza la caccia e gli interventi dei cacciatori sul territorio le aree saranno sempre desertificate e le specie sempre più in difficoltà.