La specie cervo è considerata a basso rischio di estinzione ed è inserita nella lista Least Concern di Iucn. Il cervo è stato ultimamente reintrodotto, ricolonizzando gran parte delle regioni italiane. La distribuzione della specie è uniforme in quasi tutto l'arco alpino, lungo l’Appennino la sua presenza è invece più discontinua e localizzata, con i nuclei più importanti insediati nell’Appennino tosco-emiliano e toscoromagnolo.
Il rapporto Ispra sulle specie cacciabili ci dice che nel 2005 la consistenza complessiva stimata della popolazione italiana ammontava a 63.000 capi, con un incremento rispetto al 2000 (43.700 capi) pari al 44 per cento e che negli ultimi anni l’espansione più evidente è stata registrata nell’Appennino centrale in cui la specie ha colonizzato ampi territori anche al di fuori delle aree protette delle province abruzzesi.
Il cervo è oggetto di attività venatoria nel 40 per cento delle province in cui è presente "dalla stagione venatoria 2004-2005 - scrivono i tecnici dell'Ispra - si è assistito ad un sensibile e diffuso incremento del prelievo". La stagione venatoria suggerita dall'ISPRA prevede tempi differenziati che vanno dal 1° agosto al 15 marzo.
“Le problematiche legate all’attività venatoria sono dipendenti dall’interesse generalmente suscitato dal trofeo dei maschi adulti, che porta ad uno sbilanciamento del prelievo nei confronti di questa classe sociale. Sebbene il Cervo sia cacciato con metodi selettivi nella gran parte del territorio italiano, in alcune Provincie nord-orientali è consentito il prelievo con il segugio, pratica che non permette il rispetto di un piano di prelievo qualitativo e genera un indesiderabile disturbo sia alla specie cacciata sia al complesso della zoocenosi presente.
"Sarebbe dunque opportuna una modifica della legge quadro nazionale - specifica l'Ispra - che preveda la caccia di selezione come unica forma di prelievo per il Cervo, così come per gli altri Ungulati (con la sola eccezione del Cinghiale) .
E ancora: "La gestione venatoria della specie sembra in diversi casi condizionata dalla mancata applicazione di una corretta e scrupolosa stima delle popolazioni, nonché dalle richieste del mondo venatorio ed agricolo, che orientano le decisioni degli enti gestori indipendentemente da valutazioni oggettive sullo status e la dinamica delle popolazioni locali".
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