Nella provincia di Belluno è partito il piano di prelievo selettivo del cervo che chiderà il 14 settembre. In una trentina di riserve comunali è previsto l'abbattimento di femmine fino ad un anno di età e di piccoli dell’anno, a causa del sovradimensionamento della popolazione.
L'Ispra, che ha autorizzato il piano, ha valutato che nella provincia ci siano quarantamila ungulati (10.400 cervi, 13.600 caprioli, 2.400 mufloni, 7.250 camosci e un numero imprecisato di cinghiali, in forte crescita), un carico che sta provocando danni all'agricoltura e all'ambiente.
"I cervi possono anche creare problematiche al rinnovo dei boschi", ha detto il consigliere delegato De Bon. "La fauna selvatica è in esubero, e considerando che non possiamo recintare i boschi, non esistono alternative ai prelievi selettivi. Anche la direttiva europea Habitat prevede questa soluzione quando una popolazione ha un impatto considerevole sull’ambiente. I prelievi selettivi servono per gestire la popolazione dei cervi, al fine di tutelarla e conservarla nella maniera migliore, in equilibrio con l’ambiente in cui è inserita. I cacciatori, ha detto De Bon, stanno facendo un servizio per il territorio. Il cacciatore monitora la popolazione presente nel territorio, è un gestore della fauna".
Dopo un intervallo fra il 14 settembre e il 18 ottobre, la caccia al cervo sarà riaperta secondo quanto prevede il calendario venatorio.