Un equipe di ben quindici tecnici e scienziati ha elaborato in Spagna una proposta per conto della Real Fedracion espanola de Caza, da sottoporre all'attenzione del Governo impegnato ad elaborare un progetto per la nuova PAC, la Politica Agricola Europea, che governerà l'agricoltura dei paesi UE fino al 2027.
E come è giusto che sia, è stato elaborato un articolato organico che non riguarda solo la caccia, ma anche e soprattutto la gestione del territorio in riferrimento ai diversi obiettivi enunciati preliminarmente dalla Commissione UE.
Dal secolo scorso,si legge nel documento, il territorio spagnolo ha subito una serie di modifiche per aumentare la produzione di cibo e risorse, e nello stesso tempo garantire la redditività delle aziende agricole. La Politica Agricola Comune (PAC) ha segnato il destino dei nostri agricoltori che devono essere molto competitivi di fronte a un mercato sempre più globalizzato. Questa esigenza di produrre di più e a costi inferiori ha fatto sì che le campagne siano diventate sempre più inospitali per molte specie di fauna e flora, un tempo molto abbondanti, come trampolieri, pernici, quaglie, tortore e molte altre specie. Ma la cosa più curiosa è che le nostre campagne - prosegue la nota - sono state svuotate anche di agricoltori e allevatori: attualmente meno del 5% della popolazione spagnola è dedita all'agricoltura, attività che si svolge in circa il 50 % del territorio.
Negli ultimi tempi la PAC ha cercato di promuovere strategie per invertire questa situazione attraverso il secondo pilastro che mira a finanziare lo sviluppo rurale con particolare attenzione alla gestione sostenibile delle risorse naturali e all'azione per il clima, e tuttavia oggi siamo a un punto di "non ritorno". Per questo motivo, proponiamo che nella prossima riforma vengano introdotti alcuni modelli agroambientali, focalizzati su ciascun agrosistema: aree cerealicole, pascoli e aree a colture permanenti (vigneto, oliveto e ciliegio, tra gli altri), per invertire la situazione attuale e migliorare le condizioni delle popolazioni di fauna minore e della biodiversità nella nostra agricoltura.
Un impegno, quello della Federcaccia spagnola, che dovrebbe fungere da monito anche per le associazioni venatorie italiane, almeno una volta unite per modificare la situazione della nostra fauna selvatica.