Pubblichiamo questo resoconto del tecnico Anuu Walter Sassi apparso sul sito AnuuMigratoristi riguardo al passo migratorio del mese di ottobre.
In uno scenario sociale sempre più preoccupato per il contenimento del virus Covid-19 – apparso sulla scena europea all’inizio di questo funesto 2020 e che, dopo un’estate nella quale ha avuto una fase rallentata nella sua diffusione in Italia, alla fine di ottobre è riapparso, meno letale, ma comunque preoccupante e più incontrollabile – sembra che anche gli uccelli abbiano subito la negatività di un anno che tutti vorrebbero finisse al più presto, portando con sé tutte le amarezze e le delusioni che l’hanno contraddistinto, comprese quelle a livello ornitologico e venatorio. Durante la fase migratoria, infatti, le specie alate non hanno eccelso in abbondanza numerica sin da agosto (il mese estivo collegato per antonomasia all’apertura del periodo migratorio), così come nei mesi successivi che avrebbero dovuto regalare soddisfazioni agli appassionati ma che, purtroppo, non sono mai arrivate.
Il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine ha classificato l’agosto 2020 tra i mesi di agosto più caldi in cui si sono registrate temperature di 0,9°C al di sopra della media, ma ben al di sotto della media dei periodi estivi più caldi registrati nel 2003, 2010, 2018 e 2019. Diverse ondate di caldo hanno determinato temperature molto più alte della media in Europa centrale e occidentale ma, anche a livello globale, si sono registrate temperature particolarmente sopra la media nel sud-ovest degli USA, nel nord del Messico, nel nord-ovest della Siberia e sulla maggior parte dell’oceano Artico. Le temperature dell’aria sopra l’oceano sono state per lo più sopra la media, sebbene nell’emisfero australe numerose regioni abbiano registrato temperature al di sotto della media. In questo contesto la migrazione post-nuziale ha visto uno scarso movimento di molte specie di transahariani che, rispetto gli anni precedenti, non si sono notati in gran numero. In particolare, va sottolineata la scarsa presenza della Balia nera che non ha eccelso durante il mese, per poi diventare quasi assente in settembre. Tra i Luì presenti, pochi i grossi e verdi e quasi assente il bianco. Non si hanno notizie particolarmente positive per il Beccafico e il Pigliamosche, quest’ultimo già da tempo in diminuzione. Dalla seconda decade di agosto si sono avuti i primi timidi segnali di presenza del Prispolone, che ha poi protratto la sua migrazione con scarsi numeri sino alla fine del mese. Scarsi anche gli Stiaccini e i Culbianchi. Il Codirosso e la Capinera hanno mantenuto il loro trend positivo dopo una buona nidificazione nei territori a loro adatti. Nulla da segnalare, invece, per le anatre se non la presenza delle specie più comuni accompagnate dai limicoli come il Piro piro culbianco e il Piro piro boschereccio.
Il mese di settembre è stato considerato dai meteorologi il più caldo mai registrato in Europa, balzando al primo posto dei più caldi, con un’anomalia di ben 1,8°C rispetto alla media 1981-2010, di 0,2°C superiore al precedente record di settembre 2018. Le temperature sono risultate sopra la media su quasi tutto il Continente, ma con evidenze maggiori nel comparto nord-orientale. Da segnalare il caldo record in Francia a metà mese. Poche le aree con temperature al di sotto della norma, in particolare la Spagna, la Scozia e soprattutto l’Islanda. In Italia il tempo subisce comunque un improvviso cambiamento, con freddo e pioggia incessante nell’ultima decade del mese. Temperature che calano improvvisamente di 10-15°C, persino con neve. Era da 50 anni che le temperature minime non scendevano così in basso in questo mese. A Milano e Torino, ad esempio, domenica 27 settembre si sono registrati rispettivamente 5 e 4°C di notte, ma i valori sono risultati molto bassi anche sul resto del Nord e in Toscana, con minime al di sotto dei 10°C. L’intensa fase di maltempo, innescato dalla discesa di aria fredda dal Nord Europa, termina negli ultimi giorni del mese con l’alta pressione che è pronta a riconquistare il terreno perduto e a ristabilire un tempo più stabile, almeno per qualche giorno. Nonostante tale situazione, a settembre il passo non aumenta il suo ritmo e le specie che solitamente appaiono in maggiori quantità hanno una presenza limitata. È il caso del Prispolone, della Cutrettola e della Balia nera, quest’ultima ancora più scarsa. Unica eccezione è rappresentata dal Lucherino, dallo Storno e dal Colombaccio che si presentano in buon numero. In ultimo, il Tordo bottaccio, che solitamente ha la sua prima grande apparizione nell’ultima decade del mese, quest’anno in molte zone si fa attendere, presentandosi alquanto sottotono nella media collina dove appaiono anche le prime Passere scopaiole e i primi, ma pochi, Pettirossi. Nelle campagne le poche Allodole sono accompagnate dal Culbianco e dallo Stiaccino, ma sempre con numeri ridotti. Tra gli anatidi si osservano le prime Alzavole e l’onnipresente Germano reale. Tra i limicoli continuano i movimenti migratori dei vari Piro piro, Pantane e, nelle zone più adatte, il Beccaccino fa la sua comparsa.
Arriviamo ad ottobre, il primo mese autunnale, che sul Mediterraneo centrale e sull’Italia si è manifestato decisamente in linea con i parametri tipici stagionali. Un mese che ha mostrato in prevalenza tempo uggioso, affondi depressionari ricorrenti e naturalmente piogge diffuse su buona parte del territorio. In riferimento all’Italia le azioni instabili hanno interessato frequentemente le nostre regioni a vari passi. Tuttavia, gran parte dell’Europa centro-settentrionale ha avuto piogge sopra la norma, che diffusamente hanno colpito anche il Centro-Nord dell’Italia. Piogge mediamente nella norma al Centro-Sud, salvo qualche surplus sui settori appenninici tra Campania Lucania e sulle aree interne calabresi e, invece, piogge un po’ sotto la norma sulla Sicilia, sull’Abruzzo centro-orientale e su buona parte della Sardegna. Relativamente all’andamento termico, gli impulsi instabili ricorrenti e in prevalenza di matrice nord-atlantica hanno favorito temperature spesso più fresche della norma, tant’è che nel complesso è prevalsa un’anomalia negativa su gran parte del territorio, fino anche a 2/3°C in meno rispetto alle medie tipiche del periodo. Ottobre vede una più consistente presenza del Tordo bottaccio, specie per la quale, grazie ai diversi studi sulle migrazioni dei Turdidi, è stato appurato con certezza che gli individui che passano da noi provengono dall’Est\Nord-Est dell’Europa con rotte Nord-Est/Sud-Ovest. Ma quest’autunno i numeri che riguardano la presenza della specie sono stati sempre relativamente modesti rispetto agli scorsi anni, anche durante le “furie” avvenute nei giorni 1, 10 e 19 in cui si sono presentati con un numero leggermente più consistente. Durante queste piccole furie si sono registrati anche i primissimi Tordi sasselli, in particolare il 28 e il 31. E, mentre in Francia i primi del mese viene segnalato un ottimo passo del Tordo bottaccio, senza indicarne però la giusta proporzione, nel Nord Italia il Pettirosso, nella seconda decade, si presenta più numeroso, unitamente al Luì piccolo. Continua la buona presenza del Lucherino, dello Storno e del Colombaccio e sono ancora presenti alcuni transahariani ritardatari come il Culbianco che si fa vedere con gli ultimi contingenti sino alla terza decade del mese nella quale aumentano ancora le segnalazioni di Pettirossi. Nella seconda decade del mese appaiono i primi piccoli gruppi di Fringuelli, ma sempre in numero scarso. Da segnalare le primissime Peppole e Cesene che, comunque, non entusiasmano gli osservatori e si sottolinea l’assenza del Frosone. Intanto, nelle campagne Pispole e Spioncelli compensano la scarsa presenza del Fanello. Non si hanno, infine, notizie entusiasmanti sulla Beccaccia, mentre il Beccaccino, come alcuni altri anatidi, si osserva in numero contenuto nelle aree umide.
In questo scenario ornitologico si conclude anche ottobre, ma la migrazione di quest’anno da tutti gli appassionati verrà ricordata come strana e sottotono, soprattutto per quanto riguarda i grandi e tradizionali protagonisti di questo bellissimo fenomeno naturale, e cioè i Tordi, i Fringuelli e i Frosoni. Ma i tempi, le stagioni, i primi freddi autunnali, la caduta delle foglie, l’aria divenuta frizzante ed eccitante dopo la tranquillità estiva, fanno sempre sognare coloro che sperano nei migranti alati che appaiono nei cieli tersi. Il profondo fascino dell’enigmatico rito della migrazione e la bellezza dell’autunno nelle campagne italiane fa sempre godere chi li sa cogliere anche nella sua altalenante dimostrazione. (Note redatte da Walter Sassi al 31/10/2020)