Marco Dreosto, relatore della strategia sulla biodiversitá del Gruppo parlamentare Identitá e Democrazia, interviene sulla riforma della PAC. A seguito delle recenti politiche attuative dei piani di gestione della nuova PAC, recentemente licenziate dal Parlamento europeo, l'eurodeputato segnala un quadro piuttosto debole in supporto agli obiettivi del Green Deal dell'UE e dei suoi principali pilastri chiave, ovvero il "Farm to Fork" e le strategie dell'UE per la biodiversità.
"Nel discutere la compatibilità della nuova PAC con il Green Deal lo scorso maggio, la stessa Commissione Europea aveva sottolineato che "le disposizioni chiave delle proposte della PAC devono essere mantenute nel processo di negoziazione, e devono essere sviluppati alcuni miglioramenti e iniziative pratiche". Tuttavia, - sottolinea Dreosto - una prima analisi delle posizioni del PE e del Consiglio evidenziano che gli habitat chiave per la biodiversità, come le zone umide e i pascoli permanenti, riceveranno meno protezione rispetto a quanto richiesto nella proposta originaria dalla CE. La percentuale della superficie agricola dedicata alle caratteristiche non produttive, per la quale veniva evidenziata la necessita di destinarne almeno il 10% per invertire la perdita di biodiversitá, è stata indebolita e trasformata in una percentuale calcolata solo sui terreni arabili. Pertanto, la percentuale non è più applicabile, ad esempio, all'allevamento di bestiame, come proposto dalla CE. Ciò significa che molte aziende agricole saranno esonerate dall'applicazione di questa percentuale ai soli seminativi, riducendo la superficie applicabile del 38%".
Continua Dreosto: "PE e il Consiglio hanno introdotto una percentuale meno ambiziosa del 5%. Tale percentuale è ulteriormente ridotta al 3% nella posizione del Consiglio, se gli Stati membri decidono di includere solo gli elementi non produttivi (siepi, fasce tampone, ecc.). Anche la definizione di prato permanente è meno ambiziosa di quanto ci si aspettasse: gli Stati membri avranno la facoltà di decidere, a loro discrezione, se includere arbusti e alberi nella definizione di prato permanente. Positiva invece la nota fornita dal Parlamento Europeo circa la definizione di superficie agricola, che include inequivocabilmente le caratteristiche non produttive".