Il Direttivo Regionale Arci Caccia del Piemonte ha deciso di inoltrare alla Regione una lettera in cui si chiede di autorizzare l'attività venatoria pur essendo la Regione in zona rossa Covid dal 6 novembre. Secondo l'associazione la caccia, rientra tra quelle attività da svolgersi all’aperto, in spazi che possono riuscire ad evitare qualunque rischio di assembramento. La caccia agli ungulati, inoltre, svolge un’attività preventiva nella mitigazione dei danni all’agricoltura, quindi, un importante e pubblico servizio.
"Non siamo qui a domandare, irresponsabilmente, di poterci muovere liberamente a destra e sinistra per il territorio, con egoismo, soltanto per poter esercitare un nostro diritto - scrivono dall'Arci Caccia Piemontese. Siamo qui, per fare alcune considerazioni serie ed oggettivamente concrete, e chiedere alle
Istituzioni, se è possibile riconsiderare la decisione di dare un ALT alla nostra passione in virtù di quanto sopra già spiegato e cioè che tale passione ( come peraltro quella della ricerca tartufi effettuata sia da professionisti che hobbisti ) si svolga al 100% all’aria aperta con rischi contagio pressoché nullo. Integrando in tal modo le valutazioni omogenee stabilite per le varie attività ludiche e sportive. Si rammenta inoltre che i cacciatori hanno sborsato centinaia e centinaia di Euro tra tasse governativa, regionale, di porto d’armi e per la gestione degli Ambiti Territoriali di caccia, e Comparti Alpini".