Sulla sospensione dell'attività venatoria in Lombardia, si moltiplicano le reazioni del mondo venatorio e della politica. Nelle ultime ore, l'assessore all'Agricoltura Fabio Rolfi ha chiesto un chiarimento al Ministro Bellanova in merito all'interpretazione restrittiva arrivata dalla Prefettura di MIlano. Dal canto suo Federcaccia Lombardia ha chiesto alla Regione che dia un segnale tangibile e inequivocabile ai cacciatori lombardi, rinunciando intanto alle tasse di concessione regionale per la stagione venatoria 2021 - 2022 e alle concessioni per gli appostamenti fissi.
E' quanto richiesto due giorni fa anche da Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto in Consiglio Regionale "Se il Dpcm ha di fatto vietato la caccia in Lombardia, si dovrebbe restituire ai cacciatori i soldi pagati per le loro licenze, magari attraverso una scontistica sul primo rinnovo utile. Sarebbe un gesto di sensibilità da parte della Regione, a cui il tributo è dovuto, dato che il Governo, con scelta quantomeno discutibile, ritiene pericoloso per il contagio da Covid esercitare questa attività all’aperto".
Analoga richiesta è pervenuta dal vice capogruppo della Lega Floriano Massardi: “Il nuovo DPCM, pur non prevedendolo in modo esplicito, di fatto impedisce ai nostri cacciatori di esercitare la loro passione e per questa ragione ritengo sia essenziale che lo Stato e la Regione prevedano un rimborso, o uno storno sull’anno prossimo, delle tasse di concessione governativa e regionale, e delle altre imposte”. “Si tratta di una questione di equità e giustizia – prosegue l’esponente leghista – e sarà opportuno prevedere un risarcimento, oppure uno sconto sulla licenza, parametrato in base ai giorni di effettiva “sospensione” della caccia. Purtroppo infatti vige molta confusione al riguardo e le interpretazioni più recenti sembrano andare nella direzione di vietare l’attività venatoria, anche se non ci si spiega come mai invece il ministero abbia consentito la pesca sportiva. Auspichiamo che il ministero, dietro nostra insistente pressione, ci ripensi e consenta da subito la ripresa dell’attività venatoria”.
“Inoltre, la notizia che il TAR, a causa di un ricorso fatto dai soliti animalisti militanti, ha chiuso la caccia in tutte le zone di Rete Natura 2000 rappresenta un ulteriore problema, specialmente per molti cacciatori del nostro territorio. Di fatto questa decisione ha impedito, anche nella settimana precedente all’entrata in vigore del DPCM, di esercitare l’attività venatoria in importanti porzioni del territorio bresciano, come ad esempio il Parco dell’Alto Garda e l’altopiano di Cariadeghe, in Comune di Serle.
Sul tema, è intervenuta anche la consigliera regionale di Fratelli d'Italia Barbara Mazzali: “è necessario rimborsare i cacciatori per il grave danno che stanno subendo con l’interruzione dell’attività venatoria". Continua Mazzali: "Se vogliono fermare l’attività venatoria perché serve all’emergenza sanitaria, noi possiamo anche capirlo e metterci al servizio della comunità, come sappiamo benissimo fare. Ma ci devono spiegare perché un uomo non può andare a caccia all’interno del suo comune ma può fare una corsa nello stesso percorso. Perché un uomo non può andare da caccia in completa solitudine, senza incontrare anima viva, ma può fare una passeggiata con un amico mantenendo la distanza. E’ questo che non ci sta bene: la totale mancanza di oggettività nel divieto. Se però il Governo vuole insistere con la chiusura, allora deve prevedere un rimborso o quantomeno agevolazioni economiche per il prossimo anno. Ci rivolgiamo anche a Regione Lombardia per quanto riguarda la sua parte”.