Non abbassare la guardia sulla gestione della fauna selvatica nelle ore in cui l’epidemia da Covid-19 si trascina dietro una raffica di contraccolpi sociali ed economici. Ci si deve pensare adesso perché dopo sarà troppo tardi». Il monito di Confagricoltura Emilia Romagna è rivolto alle istituzioni «affinché sia scongiurato il blocco della caccia in particolare l’attività venatoria legata ai piani di prelievo del cinghiale».
Nello specifico, si chiede alla Regione «di proseguire con l’attuazione dei piani di controllo faunistico messi a punto nel periodo del lockdown di marzo e aprile, fermo restando il pieno rispetto della normativa anti-Covid vigente (mascherine e distanziamento) da parte dei cacciatori chiamati ad assolvere il loro compito».
Come sottolinea l’organizzazione degli imprenditori agricoli, «il rischio è elevato e non ce lo possiamo permettere, sia per l’incolumità pubblica – infatti, la diffusione incontrollata degli ungulati nelle aree urbane ha causato gravi problemi di ordine pubblico e incidenti stradali – sia per i danni all’agricoltura e all’operato delle imprese agricole, che in un momento così delicato si trovano a fronteggiare la recrudescenza del fenomeno peggiorata anche dal rallentamento, inevitabile, dell’attività venatoria nei mesi del lockdown».
Preoccupano, inoltre, i casi di peste suina africana (PSA) verificatisi in Germania, tanto da spingere gli allevatori europei a chiedere maggiori controlli e misure di protezione per evitare che il virus si propaghi ulteriormente.A