Fidc Piemonte in queste ore ha scritto alla Regione per chiedere che quest'ultima rinunci alla tassa regionale per la stagione venatoria 2021 - 2022 dato il diffuso malcontento dei cacciatori che a causa le recenti misure governative, "restano ora impossibilitati ad esercitare la propria passione senza comprenderne le reali motivazioni se non, ancora una volta, motivazioni di carattere ideologico".
"A girovagare per campi e boschi ci possono andare realmente tutt'ora un po' tutti, dai runner ai ciclisti e cercatori autorizzati di tartufi, mentre ai Cacciatori che vivono la natura in modalità del tutto simile e con ampia se non superiore sicurezza sanitaria ciò viene negato" si legge nella lettera.
C'è poi la questione del controllo faunistico, di fatto reso salvo da restrizioni e sdoganato come attività essenziale di pubblica utilità. "Deduzioni perfettamente condivisibili sotto il profilo gestionale e normativo - scrive Fidc Piemonte -, ma nel reale ora più che mai giustificatamente creano un ampio discrimere". Si stanno infatti creando delle conflittualità tra chi partecipa e chi no ad attività se pur surrogata ma che venatoria non è, forte risentimento sulle considerazioni delle Istituzione del Cacciatore solo recepite come prestatore d'opera gratuito al servizio altrui.
In tal senso Fidc Piemonte chiede ai propri soci interessati al contenimento del cinghiale di astenersi dall'esercizio di interventi, in particolar modo in territorio libero, quale doverosa forma di rispetto verso la maggioranza dei colleghi ora fermati, solidali con essi nel dare un fermo segnale alle Istituzioni sul problema".