Riguardo alla concessione da parte della Regione Emilia Romagna di esercitare la caccia al cinghiale anche al di fuori del comune di residenza, interviene la Confederazione Cacciatori Toscani, esprimendo forti dubbi sull'efficacia di tale provvedimento.
"Consentire i soli interventi di controllo sugli ungulati oppure mettere in campo soluzioni parziali specifiche per svolgere singole forme di caccia, non rappresentano certo le strade da seguire in questo momento. Anzi, tale impostazione potrebbe addirittura precludere altre proposte su cui siamo impegnati da settimane. Ribadiamo che dobbiamo agire, per eventuali provvedimenti inerenti deroghe sugli spostamenti atti a svolgere le varie forme di attività venatoria, sul concetto di legge speciale (157\92) e residenza venatoria (ATC), come da noi già ampiamente e dettagliatamente esposto nei giorni scorsi".
La soluzione proposta dalla CCT, inviata all'amministrazione regionale prospetta di regolamentare eventuali deroghe inerenti gli spostamenti correlati all’ attività venatoria in questo periodo.
"Appena torneremo in zona arancione, chiediamo alla Regione Toscana di consentire con automatismo, avendo prima predisposto i necessari atti normativi, i seguenti punti essenziali:
- Consentire lo svolgimento dell’attività venatoria nell’ATC di residenza venatoria per tutte le forme di caccia;
- consentire l’accesso agli appostamenti fissi per i detentori di concessione anche se ubicati in comuni diversi da quello di residenza anagrafica;
- analoga applicazione per le aziende faunistico venatorie ed agrituristico-venatorie;
- per lo svolgimento della caccia al cinghiale in braccata possibilità di svolgimento della caccia nelle aree assegnate da parte dei cacciatori iscritti anche se provenienti da comuni diversi;
- svolgimento della caccia di selezione nei distretti di iscrizione;
- agire sul concetto di legge speciale e quindi di residenza venatoria per i cacciatori che hanno il primo ATC al di fuori del comune di residenza anagrafica.