Protestano i cacciatori bresciani per l'ennesimo raid vandalico animalista, questa volta al manifesto affisso su un furgone vela, che rappresentava una chiara risposta ad un altro contro la caccia apparso sempre a Brescia nelle scorse settimane.
"Non odiare ciò che non conosci. Io sono cacciatore" recitava il cartellone, prima imbrattato da ignoti animalisti e poi successivamente strappato. I rappresentanti delle associazioni venatorie del territorio due giorni fa sono scesi in piazza e hanno ottenuto l'attenzione della stampa locale. Con loro anche l'europarlamentare Pietro Fiocchi che ha fatto sapere di essersi recato dal questore di Brescia per rappresentargli il quadro della situazione e il proprio timore che ciò possa sfociare in gravi episodi. Fiocchi ha chiesto uno sforzo investigativo per stroncare sul nascere questi atti illegali. .
"Non siamo assassini, non siamo assetati di sangue, siamo solo legati a una cosa più grande di noi che è la passione, le sue fatiche, le emozioni e i sacrifici che impone" ha detto Stefano Penazza, cacciatore, in tv.
Questo episodio non è che l'ultimo di una lunga serie fatta di imbrattamenti, danneggiamenti e minacce, che qui nel bresciano in particolare ha avuto una escalation sempre più preoccupante. Il clima di tensione generato da questi attivisti non avulsi da metodi violenti ha il chiaro intento di arrivare a esasperare gli animi, da una parte scoraggiando i cacciatori, dall'altra attirando l'attenzione dei media. Fortunatamente si tratta di pochissime persone, appartenenti a piccoli gruppi estremisti che non rappresentano affatto il sentire comune. Dunque ben vengano reazioni compatte e composte del mondo venatorio a tutela della legalità e della libertà di esercitare un'attività regolarmente autorizzata.