Sorprende a volte come la caccia attraversi mondi, epoche e pensieri che a volte sembrano lontani anni luce da questa attività. Capita infatti di imbattersi in storie e persone che non immagineresti mai collegati alla tua passione. Prendi ad esempio Ornella Vanoni e scopri che nel periodo del suo maggior successo, produce una compilation ("Uomini",1983) che contiene una canzone dal titolo "Grandi cacciatori", dedicata ad Hemingway. Conviene ascoltarla (reperibile su Youtube) e, qui, leggerne il testo.
Eccolo:
E in questa città/Tu ti senti straniero/È dura per te/Che sei nato guerriero
Per te ci vuole l'Africa/Di tam tam e zulù/E un libro di Hemingway/Per non pensarmi più
I grandi cacciatori/Non fanno mai errori/E nella giungla dei momenti neri/Cacciano i dubbi, cacciano i pensieri
E finalmente soli/Non hanno più paura/Niente donne mangiauomini/Ma elefanti e ippopotami
E in questa città/Tu ti senti sprecato/È dura per te/Che selvaggio sei nato
Mercante d'impossibile/Trafficanti di armi/E poi deserti immensi/Per dimenticarmi
I grandi cacciatori/Non fanno mai errori/E nella giungla dei momenti neri/Cacciano i dubbi, cacciano i pensieri
E finalmente soli/Non hanno più paura/Niente donne, niente tradimenti/Ma il veleno vero dei serpenti
E va, la tua piroga va/Tra i caimani e le piene/Ma in fondo (abbiamo dentro/Il fiume) delle mie lacrime
I grandi cacciatori/Non fanno mai errori/E nella giungla dei momenti neri/Cacciano i dubbi, cacciano i pensieri
E finalmente soli/Non hanno più paura/Niente donne mangiauomini/Ma elefanti e ippopotami
Niente donne, niente tradimenti/Ma il veleno vero dei serpenti/Niente donne in gabbia d'ora in poi/Ma pantere nere.
Ma le sorprese non finiscono qui. Perchè, approfondendo la ricerca, scopri anche che arrangiatore delle musiche e accompagnatore al sax dell'Ornellona nazionale è nientepopodimeno che Lucio Dalla.
Del resto, anche lui ha storie collegate alla caccia. Suo padre, infatti, fu Giuseppe Dalla, direttore fino al 1950 (anno della sua scomparsa) del Club del Tiro a Volo di Bologna. Lucio lo ricorda anche nella sua canzone "Com'è profondo il mare", quando così lo invoca:"Babbo, che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani..."
Una perdita struggente quella del grande bolognese, che rimase senza il genitore quando era ancora piccolo. "Avevo sette anni... - ricorda - Provai la sensazione struggente di una perdita che mi consentiva di dire a me stesso con pietà e tenerezza: da oggi sei solo come un cane». E ancora: «Così ho imparato a fare della mia vita un modello di solitudine, cioè a cercarmela, a organizzarmela, a viverla, questa mia solitudine, come un momento di benessere profondo, necessario per una corretta lettura dell'esistenza».