Riceviamo e pubblichiamo:
Venerdì scorso, appena appresa la notizia della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 febbraio della richiesta di referendum sull’abrogazione della legge 157/92 – da parte di un gruppo di associazioni animaliste strabiche ai veri problemi dell’ambiente, ai cambiamenti climatici che hanno iniziato a deteriorare la vita complessiva nel pianeta – come Arci Caccia abbiamo immediatamente sollecitato la Cabina di Regia delle Associazioni Venatorie a riunirsi per organizzare le opportune contromisure. La riunione avrà luogo giovedì prossimo 18 febbraio.
E’ tuttavia opportuno, anche al fine di evitare inutile e pericolosi allarmismi che servirebbero solo ad alzare il tono della discussione sulla materia favorendo chi ha presentato il riscorso piuttosto che legittimare la nostra contrarietà, porre alla Vostra attenzione e a quella di tutti i nostri Soci alcune precisazioni.
Il quesito referendario “Volete voi che sia abrogata la legge 11 febbraio 1992, n. 157 – Norme per la protezione della selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, nel testo risultante dalle successive modifiche ed integrazioni” è stato presentato alla Suprema Corte di Cassazione la quale deve valutarne l’ammissibilità sia sotto il profilo proprio del quesito referendario sia sotto quello della legittimità costituzionale.
Qualora il quesito fosse ammesso e quindi fosse avviata la procedura per l’indizione del referendum, i promotori avrebbero tre mesi per raccogliere le 500.000 firme necessarie. Ricordo che per essere valido il referendum deve raggiungere il quorum della maggioranza degli elettori (50%+1). Presumibilmente qualora tutto fosse in regola, il referendum potrebbe tenersi non prima del 2023. Fatte queste dovute precisazioni tecniche veniamo alle considerazioni politiche.
Innanzitutto una riflessione: i promotori non hanno certo dimostrato particolare sensibilità nel proporre un referendum di questo tipo proprio nel momento in cui l’intero Paese è alle prese con una pandemia senza precedenti e con le conseguenti difficoltà sanitarie, sociali e economiche. La circostanza della presentazione del referendum può essere tuttavia utile per dare un nuovo significato alle nostre azioni politiche. Certo abbiamo del tempo davanti ma dobbiamo agire sin d’ora!
Mai come adesso infatti il mondo venatorio deve trovare unione d’intenti e compattezza organizzativa , evitando fughe in avanti e protagonismi dannosi all’obbiettivo comune; è tempo di procedere insieme per il bene dei cacciatori.
Non è più il tempo di ricercare una tessera in più ma quello di, unitariamente, chiamare a raccolta e ricercare alleati nelle istituzioni locali e nazionali, nelle associazioni agricole, nelle comunità rurali, nelle Associazioni ambientaliste e in tutti quei soggetti che individuano nell’attività venatoria uno strumento adeguato alla gestione ed al controllo della fauna selvatica.
Questo momento, in cui viene attaccata la nostra passione, non deve trovarci deboli e divisi, ma uniti e combattivi; anzi, sia questo il pretesto per premere sull’acceleratore per un processo unitario continuamente annunciato e mai concretizzato.
La Fondazione UNA e la Cabina di Regia sono nate per affrontare al meglio sfide come questa, per dialogare con gli agricoltori e con quella parte di ambientalismo non radicale che ben sa quale catastrofe ambientale ed economica porterebbe il blocco dell’attività venatoria.
Solo in questo modo potremmo pensare che il nostro mondo sia ascoltato dalla politica e ritrovi quella dignità che gli compete: non abbiamo dubbi che ora più sia necessaria un’azione comune di tutte le Associazioni venatorie.
Come Arci Caccia siamo pronti ora più mai a cogliere queste sfide e a tramutarle in opportunità, riconsegnando al cacciatore il ruolo che gli compete essere: parte integrante dei processi di salvaguardia delle biodiversità, attento conoscitore dell’ambiente, fruitore sostenibile di un patrimonio fondamentale ed unico quale quello della fauna selvatica, attore e non comparsa della collettività, a fianco del mondo agricolo per promuovere e valorizzare l’agricoltura sostenibile.
Teniamo monitorata la questione ed aspettiamo le decisioni della suprema Corte: alzare le asticelle dell’allarmismo in questo momento servirebbe solo a dare forza a chi ci è contrario.
Nel frattempo pensiamo a proposte concrete per una riforma della 157: il nostro congresso servirà anche a questo.
Il Presidente Nazionale
Piergiorgio Fassini