Arci Caccia Umbria interviene sull’allarme lanciato da Coldiretti per l’aumento esponenziale del cinghiale, a seguito dei mancati abbattimenti durante la stagione venatoria. Le varie restrizioni dettate dai vari DPCM non hanno consentito lo svolgimento regolare delle braccate, determinando il mancato raggiungimento degli obbiettivi dei capi da abbattere assegnati alle squadre, nonostante il prolungamento del periodo di prelievo venatorio fino al 31 gennaio.
"L’aumento di danni che si è verificato nello scorso anno, ci preoccupa - scrive Il Presidente di Arci Caccia Umbria Emanuele Bennati - perché i costi da sostenere per i risarcimenti mettono a dura prova le casse degli ATC e la tenuta dei bilanci, tanto che abbiamo chiesto alla Regione Umbria uno sforzo straordinario e di sostegno per far fronte al risarcimento dei danni dello scorso anno".
Secondo il Presidente di Arci Caccia Umbria "non si può chiedere ai cacciatori un ulteriore sforzo di prelievo, quando già sappiamo che saremo perdenti in partenza, addossando ai cacciatori e ATC ulteriori responsabilità gestionali con il rischio, poi di vedersi costretti a sborsare ulteriori risorse per indennizzare i danni".
Arci Caccia invita dunque Regione, ATC e Associazioni venatorie e agricole ad individuare un piano di misure preventive da attuare nell’immediato, considerato che molte regioni hanno attinto anche alle risorse dei PSR per reperire fondi da destinare alla prevenzione dei danni da fauna selvatica, tra l’altro la prevenzione e uno dei strumenti che l’Europa invita a mettere in atto per evitare i conflitti tra fauna e le attività le umane".
Il rischio infatti è che i cacciatori vengano ingiustamente penalizzati per questa situazione fuori controllo, dato che, come sappiamo, in Umbria ai cacciatori viene chiesto di intervenire economicamente per indennizzare i danni laddove non vengono raggiunti i piani di abbattimento assegnati alle squadre.
Arci Caccia si dichiara disponibile e aperta a qualunque discussione purchè si faccia presto. "Ribadiamo che è giunto il momento di giungere ad una divisione netta tra i regolamenti di caccia e la gestione della specie, sono due questioni diverse" chiude Bennati.