Com'è noto, il cinghiale sta mettendo in allarme l'Europa agricola. Non solo in Italia, infatti, anche grazie alla pandemia, si registrano maggiori presenze e scorrerie dell'irsuto padrone della macchia. Per questo, di recente, l'Associazione Europea dei Proprietari Terrieri (European Landowners Organization - ELO) ha dato incarico a una serie di esperti di monitorare la situazione.
I risultati dell'indagine sono abbastanza chiari: il cinghiale è in crescita ovunque (tranne che nel cantone di Ginevra e nel nord della Spagna); se si vuole tenere sotto controllo questa specie, in tutta Europa, l'unica soluzione è la caccia. Nessun altro predatore (lupo, orso, lince) è in grado di competere con il cacciatore, tantomeno di tenere sotto controllo questo formidabile ungulato, che ha un forte impatto sull'agricoltura e sugli ecosistemi, ed è anche causa di numerosi incidenti stradali.
Le cause della crescita? Per esempio, la variazione del tipo di colture agricole dominanti, i cambiamenti climatici, con temperature invernali più miti, l'aumento di piantagioni di querce e faggi, con conseguente aumento di pasture, e infine una bassa pressione dell'attività venatoria, a causa anche del declino delle popolazioni di cacciatori, la cui attività è stata fortemente ridotta dalle normative comunitarie e nazionali.
Conclusioni: solo la caccia può ridurre significativamente la densità delle popolazioni cinghialine, e conseguentemente la frequenza dei danni. La caccia in battuta è il metodo più efficace, soprattutto se accompagnato da una caccia di selezione nei confronti delle femmine, ma anche nei confronti dei soggetti giovani. Senza contare che una maggiore collaborazione fra cacciatori e agricoltori può fare del cinghiale una ancor più grande risorsa per tutti.