Come abbiamo visto, ciò che emerge dall'ultima edizione sullo Stato di natura dell'Ue classifica la caccia tra le cause meno impattanti sulla fauna selvatica. La caccia rappresenta solo lo 0,66% di tutte le minacce e pressioni sulla Natura riportate.
L’incidenza percentuale della caccia rispetto a tutte le pressioni segnalate dagli Stati membri varia a seconda degli elementi selezionati. Le seguenti categorie sono molto rivelatrici:
• La caccia come pressione sugli habitat: 0,05% delle pressioni riportate per gli habitat. Su un totale di 5.596 relazioni sulle pressioni di alto livello sugli habitat, solo 3 relazioni degli Stati membri riferiscono di habitat sottoposti alla pressione della caccia. Questo dovrebbe far riflettere quando molti soggetti accomunano i SIC/ZSC alle ZPS riguardo le valutazioni d’incidenza e le misure di conservazione che coinvolgono l’attività venatoria.
• La caccia come pressione su specie diverse dagli uccelli: 0,17% della pressione riferita a specie diverse dagli uccelli. L'elenco delle specie per le quali la caccia è segnalata come una pressione di alto livello rivela alcune situazioni discutibili, ad esempio, il Salmone dell’Atlantico (Salmo salar) e la Cicala grande di mare (Magnosa) del Mediterraneo (Scyllarides latus) sono tra le 12 specie diverse dagli uccelli per le quali la "caccia" è segnalata come una pressione di alto livello.
• La caccia come pressione sugli uccelli: 2,58% delle pressioni riportate per gli uccelli. Uno dei motivi principali per cui i media hanno presentato la caccia come elemento di pressione sono le parti grafiche utilizzate dalle Agenzie dell'UE nell'ultimo Rapporto sullo Stato della Natura, che mostrano l'immagine del cacciatore nel contesto delle pressioni di alto livello sulla natura.
Nei dati raccolti dagli Stati membri, le pressioni e le minacce sulla natura sono strutturate in due livelli gerarchici. Agricoltura, silvicoltura o cambiamento climatico sono al primo livello, mentre la caccia è una delle tante sottocategorie incluse nella definizione “sfruttamento delle specie”.
Sebbene non sia del tutto chiaro come si raggiunga la cifra del 18% relativa all'”uccisione e alla caccia illegali”, i dati mostrano che per gli uccelli la caccia rappresenta complessivamente solo il 2,58%.
Ci sono due problemi con le presentazioni grafiche. In primo luogo, le persone possono intendere che le pressioni derivanti dall'uccisione e dalla caccia illegali (18% citato nell'infografica di cui sopra) sono di gran lunga superiori ad es. alla silvicoltura (11%). Le percentuali all'interno di una sottocategoria non dovrebbero mai essere presentate insieme alle percentuali delle principali categorie. In secondo luogo, raggruppare la caccia e le uccisioni illegali non è accettabile.
La caccia è un’attività legale, mentre l'uccisione illegale deve essere considerata separatamente come un'attività criminale per la quale è richiesta una tolleranza zero (es. link).
La Relazione sullo Stato della Natura menziona correttamente che la caccia è la seconda pressione frequentemente segnalata dopo l'uccisione illegale di uccelli svernanti e di uccelli migratori attraverso l'UE, ma tenendo conto di tutte le pressioni sugli uccelli svernanti e su quelli migratori, la caccia rappresenta solo il 6,67%.
In questa importante analisi di FACE si dimostrano due fondamentali acquisizioni di conoscenza, che Federcaccia riporterà ai Ministeri competenti italiani e a tutte le Regioni: da una parte la caccia non deve più essere considerata aprioristicamente un rischio per le specie animali e la biodiversità, eall’altra le informazioni provenienti da enti dell’Unione Europea devono essere analizzate criticamente e con i necessari approfondimenti, per non incorrere in conclusioni errate.
Approfondimento
Quali sono le specie di uccelli interessate? Vi è un elenco di 86 specie (dagli allegati I, II e uccelli non compresi nell'allegato) per le quali la caccia è stata segnalata come una pressione di alto livello. Le specie più frequentemente segnalate sono specie in uno stato di sicurezza della popolazione e tendenze crescenti o stabili; l'Oca selvatica (Anser Anser) è in cima alla lista seguita da vicino dal Cormorano (Phalacrocorax carbo sinensis).
Tuttavia è importante sottolineare che ciò è in diretta contraddizione con gli orientamenti della CE sulle relazioni in cui gli Stati membri sono stati invitati a non segnalare pressioni elevate per le specie che mostrano uno status demografico sicuro e tendenze crescenti o stabili. Se questo consiglio fosse stato seguito, il risultato sarebbe stato chiaramente diverso, abbassando la percentuale di pressioni relative alla caccia.
Perché questo modo di agire è un problema?
Una buona politica di conservazione dovrebbe basarsi su prove. Il rapporto sullo stato della natura è un'importante pietra miliare che fornisce un'ampia gamma di informazioni da utilizzare per l'attuazione delle direttive Uccelli e Habitat e della nuova strategia per la biodiversità. Queste informazioni dovrebbero essere utilizzate in modo imparziale senza saltare a improbabili conclusioni o con lo scopo di influenzare le agende politiche.
Purtroppo, tali malintesi sono già stati rilevati dai media e utilizzati nei dialoghi in corso. Se ai politici viene detto che la caccia è una minaccia per la biodiversità è comprensibile che possano agire per limitarla. Un esempio primario è costituito dalle attuali proposte della CE per le “aree strettamente protette”, che hanno scatenato reazioni contrastanti da parte di molte parti interessate e dei deputati europei (ad es. vedi link).
Rispondendo all'immagine poco chiara dipinta in diverse comunicazioni (ad es. link, link e link), il Segretario Generale di FACE, Dr. David Scallan ha dichiarato: “Siamo lieti di chiarire la situazione a seguito di comunicazioni inesatte e speriamo che in futuro siano pubblicati rapporti equilibrati. È importante esaminare più a fondo i dati prima che i titoli siano diffusi e questo vale anche per le Agenzie dell'UE. La conservazione funziona quando le persone la sostengono, quindi concentriamoci sul lavoro con gli stakeholder chiave che hanno la capacità di conservare la natura sul territorio”. (Fonte Face - Fidc)