"A decorrere dal 22 febbraio 2021 e fino al 28 febbraio 2021 – si legge all'art.2 dell’ordinanza firmata recentemente dal presidente della Regione Umbria Donatella Tesei – su tutto il territorio della Regione Umbria è consentito lo spostamento al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione per l’esercizio della caccia di selezione di cui al regolamento regionale 27 luglio 1999, n. 23 nel distretto di iscrizione e nelle aziende faunistico venatorie e agrituristico venatorie autorizzate nel rispetto delle normative e disposizioni vigenti in materia venatoria, limitatamente ai soli residenti anagraficamente in Umbria ed esclusivamente all’interno dei confini amministrativi regionali. Non è consentito l’esercizio della caccia di selezione ai cacciatori ed ai soggetti abilitati ed autorizzati con residenza anagrafica fuori dai confini amministrativi della Regione Umbria. Gli spostamenti nonché l’esercizio della caccia di selezione dovranno avvenire nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e con l’utilizzo dei previsti dispositivi individuali di protezione respiratoria di cui al Dpcm 14 gennaio 2021". La decisione motivata dal fatto che "il ruolo di interesse pubblico che svolge l’attività venatoria in termini di controllo e abbattimento della fauna selvatica, nonché il fatto che la caccia di selezione si svolge in maniera individuale".
Intanto, fino alla riapertura 2021-2022, anche gli agricoltori potranno intervenire autonomamente per abbattere i cinghiali sui propri terreni se la squadra dell’Atc non interviene entro 4 ore dalla segnalazione. Per gli interventi programmati e di urgenza, nell’ambito delle attività previste dal Piano di contenimento della specie cinghiale, anche nelle ore notturne sarà sufficiente la presenza di un solo addetto alla vigilanza. Ma Coldiretti Umbria chiede interventi più incisivi.