Critiche da Fidc Umbria nei confronti dell'assessore Morroni sul nuovo regolamento per la caccia di selezione (ora in terza commissione) che include anche la specie cinghiale.
L'associazione sottolinea alcune "assurdità", come quella che permetterebbe non più solo ai cacciatori abilitati (ma anche a cacciatori accompagnati da abilitati) di partecipare alle battute. "Ciò significa, in parole povere, aprire le porte alla compravendita illegale della caccia al cinghiale in forma selettiva" scrive. Altra assurdità per Fidc Umbria è "l'attacco dell'assessore nei confronti della braccata, vale a dire della pratica venatoria più diffusa relativamente alla specie cinghiale, perché più efficace e redditizia, che consente - ogni anno - di abbattere circa 18 mila capi sul territorio regionale adibito a caccia programmata". Secondo Morroni infatti, la braccata avrebbe peggiorato la situazione della proliferazione dei cinghiali.
"Chiunque conosca un minimo il nostro mondo - commenta l'associazione - sa bene che ogni strumento di prelievo presenta delle caratteristiche ben definite, e che gli effetti della braccata - dal punto di vista numerico - sono infinitamente superiori a quelli della selezione. La quale, tuttavia, ricopre un ruolo importantissimo se utilizzata in alcune aree e in alcuni periodi specifici. Ecco perché, in un'ottica di sostenibilità e convivenza pacifica di tutti i portatori di interesse, è ormai più che urgente realizzare un piano di gestione della specie cinghiale che delinei gli obiettivi a breve e medio termine, definisca le varie tipologie di aree cacciabili - perché il Trasimeno non può essere considerato alla stesa stregua degli Appennini - e che stabilisca le forme di prelievo esercitabili in ciascuna delle tipologie di aree, in un'ottica di complementarietà e non di inutili dualismi".
La terza assurdità per Fidc Umbria è che l'assessore "competente" Morroni persegue nel suo non volersi dedicare a tale regolamento generale, non riconoscendo gli sforzi dei cacciatori umbri "che fino ad oggi si sono impegnati volontariamente anche in interventi di prevenzione e che, come ogni anno, continuano a versare nelle casse della Regione oltre 2 milioni di euro per le sole tasse di concessione regionale".