Per avere un'idea della loro formazione giuridica e della conoscenza del problema specifico, basta dire che appena dopo pochi mesi dalla prima sconclusionata presentazione, gli stessi cittadini italiani (undici invece di tredici) hanno appena ripresentato un'altra richiesta di referendum anticaccia, per abrogare stavolta l'articolo 842 del Codice Civile.
Questo il comunicato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 aprile scorso.
Annuncio di una richiesta di referendum abrogativo.
Ai sensi degli articoli 7 e 27 della legge 25 maggio 1970, n. 352, si annuncia che la Cancelleria della Corte suprema di cassazione, in data 1° aprile 2021, ha raccolto a verbale e dato atto della dichiarazio-ne resa da undici cittadini italiani, muniti dei certificati comprovanti la loro iscrizione nelle liste elettorali, di voler promuovere la raccolta di almeno 500.000 firme di elettori prescritte per la seguente richiesta di referendum di cui all’art. 75 della Costituzione: «Volete Voi abrogare l’art. 842 del codice civile, approvato con R.D. del 16 marzo 1942 n. 262, limitatamente a: Rubrica “Caccia e”; primo comma “Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno” e secondo comma “Egli può sempre opporsi a chi non è munito della licenza rilasciata dall’autorità”?». Dichiarano di eleggere domicilio presso lo studio legale dell’Avv. Laura Melis in Via Giovanni Pascoli n. 206 – 55100 Lucca (LU) – pec [email protected]
L'Alta Corte ha fatto bene a precisare che la richiesta è stata presentata il 1 aprile.