Eps Campania ha scritto una lettera all’Assessore Caputo avanzando le proprie proposte sul Calendario Venatorio: “Appare primario - vi si legge - , approvare entro il 15 giugno così come previsto dalla norma vigente, un calendario venatorio, che contenga nell’arco temporale di prelievo venabile dal 1 settembre al 10 febbraio, il rispetto dell’art. 18 della L. 157/92 così come modificato dalla Legge 96/2010, che veda con un occhio di riguardo un maggiore approfondimento per il prelievo di alcune specie e della specie colombaccio fino al 10 febbraio per quest’ultima (vista la buona consistenza faunistica della specie), e per tutte le specie meglio definite “opportuniste” (corvidi in primis e volpe) che in sovrannumero, creano non pochi danni, sia all’avifauna minore, che alle covate di selvaggina nobile stanziale, quali Fagiano, Starna e Lepre. A tal proposito Eps ha sottolineato il nuovo approccio della Commissione Ue a tutela dell'avifauna.
L'associazione chiede l'inserimento di un'apposita norma di salvaguardia che possa consentire, in caso del perdurare dello stato emergenziale, l'addestremento cani e l'eserciczio venatorio almeno nell’ATC di residenza venatoria e/o nell’Azienda Faunistica o nella ZAC Zona addestramento cani, ove risulta iscritto il cacciatore per l’annata corrente, in linea con quanto già espressamente autorizzato in altre regioni e come già precedentemente segnalato dalla cabina di regia nazionale delle AA VV a tutte le regioni. In tale ottica, la possibilità di inserire una norma che preveda l’esenzione/riduzione della tassa concessioni regionali.
Per la specie cinghiale, in considerazione del particolare stato emergenziale e degli ingenti danni cagionati alle colture agricole, ritiene necessario adottare una «gestione non conservativa» nelle aree critiche e di nuova espansione della specie, che ha come obiettivo la massima riduzione numerica possibile, fino alla eradicazione della specie, mediante un prelievo venatorio che deve avvenire «senza vincoli quali-quantitativi»; e una «gestione conservativa» invece nelle aree in cui la presenza della specie può e deve essere mantenuta, «anche per
l’importante ruolo che svolge all’interno della biocenosi, basata su piani di abbattimento quantitativo annuale».
Per Eps, andrebbero uniformati i vari disciplinari provinciali che regolamentano la caccia al cinghiale. La Regione Campania, in sede di emanazione del regolamento allegato al calendario venatorio, dovrebbe/potrebbe dettare/adottare delle linee guida univoche, tipo quella di legare il cacciatore di
caccia al cinghiale al proprio territorio ed alla propria area di caccia specifica, secondo il principio della residenza anagrafica in linea con i principi ispiratori della L.157/92, oppure valutare gli anni di esperienza acquisita nella pratica di caccia specifica al cinghiale, o ancora, premiare quei cacciatori che hanno acquisito una particolare formazione data dalla partecipazione a corsi specifici per cacciatore di caccia al cinghiale… Sulle giornate di caccia al cinghiale, due o tre settimanali, si osserva di valutarne opportunamente la scelta, anche in funzione di altri tipi di caccia vagante praticata nei boschi, tipo quella alle beccacce, in maniera da non creare eventuali sovrapposizioni e/o limitazioni o impedimenti, in special modo per i mesi di novembre e dicembre.
Alla stessa maniera, per Eps, sarebbe auspicabile se non opportuno, che il CTFVR, unico organo ufficiale tecnico consultivo in materia di gestione e pianificazione faunistico venatoria della Regione Campania, sopravvissuto al riordino delle funzioni amministrative dal giugno 2016, mai coinvolto in questo ultimo lustro e fino ad oggi, se non per l’approvazione del Calendario Venatorio annuale, venisse reso partecipe, su tutte le scelte di gestione faunistica e di pianificazione venatoria, attuate da parte della Regione Campania. Va da se ricordare, che nell’equilibrio di una buona gestione del patrimonio faunistico e venatorio, vanno sempre coinvolti tutti i portatori di interessi del mondo agricolo, ambientalista e venatorio, nella pluralità più ampia possibile di tutti gli amanti della cultura rurale, in maniera tale, da poter assicurare, un prelievo sostenibile delle risorse faunistiche, alle future generazioni.