Evidenziate da più parti le grossolane falle della proposta di referendum abrogativo sulla caccia di una decina di cittadini, che nei mesi scorsi avevano depositato la richiesta ufficiale per due raccolte di firme (l'una chiedeva l'abrogazione della legge 157/92, l'altra dell'articolo 842), sembra che gli stessi ora ci riprovino per la terza volta.
Come si legge sulla Gazzetta Ufficiale, la Cassazione in questi giorni ha preso atto della dichiarazione resa dai soliti facenti capo, di voler promuovere una nuova raccolta firme, che non mira più ad abolire la legge quadro sulla caccia (cosa che di fatto potrebbe far tornare in auge la precedente legge molto più permissiva) ma chiede passo passo l’abrogazione di una serie di articoli della legge che regolamentano nei vari aspetti l'attività venatoria. Tutti tranne quelli che si riferiscono alla protezione della fauna, come l’articolo 2 (oggetto della tutela), il 3 (divieto di uccellagione), il 7 (Istituto nazionale per la fauna selvatica), il 20 (Introduzione di fauna selvatica dall’estero) e il 30 (Sanzioni penali).
Il fatto che queste proposte siano portate avanti in maniera così disorganizzata e isolata, a guidarle infatti c'è solo la semi sconosciuta associazione Rispetto per tutti gli animali e nessuna grossa organizzazione animalista, almeno lascia ben sperare. Intanto si apprende che stanno per essere organizzati i banchetti per la raccolta delle firme che potrebbe partire dal 15 giugno, dalla cui data entro 90 giorni dovranno convincere almeno mezzo milioni di italiani a firmare di fronte a un pubblico ufficiale, che dovrà garantirne l'autenticità.