Con 18 voti favorevoli, 9 astenuti e nessun voto contrario, è stato approvato dal Consiglio regionale, il primo piano faunistico-venatorio della Liguria, dopo il trasferimento di competenze, precedentemente esercitate dalle Amministrazioni Provinciali. Lo rende noto il vicepresidente e assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca Alessandro Piana
"L’obiettivo del piano quinquennale - aggiunge il vicepresidente Piana - è la realizzazione di una pianificazione unitaria, pur conservando le specificità locali, oltre a fornire indirizzi e strategie per la gestione del territorio e il miglioramento degli habitat. Il territorio venabile risulta suddiviso in 7 Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e 2 Comprensori Alpini (CA), mentre per l’1,28% è occupato da strutture private. La superficie tutelata invece - conclude - raggiunge il 25,90% delle aree agro-silvo-pastorali della Liguria”.
Il Piano, che è stato adottato dalla giunta il 7 aprile 2020, si pone in continuità con i precedenti piani provinciali e definisce i confini di 9 Ambiti territoriali di caccia e di 2 Comprensori alpini. Sono definiti anche i confini delle Aziende faunistico venatorie e delle Aziende Agri turistico venatorie. Sono individuate le aree dove non può essere esercitata l’attività venatoria (fondi chiusi, oasi faunistiche, valichi montani, aree destinate al ripopolamento e alla cattura, aree boscate percorse dal fuoco, fasce di rispetto da immobili e infrastrutture); le aree per l’appostamento fisso e per l’addestramento dei cani. Il Piano contiene i criteri per la determinazione del risarcimento in favore dei conduttori dei fondi rustici per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni Agricole, i criteri della corresponsione degli incentivi in favore dei proprietari o conduttori dei fondi rustici che si impegnino alla tutela ed al ripristino degli habitat naturali e all’incremento della fauna selvatica. Il Piano inoltre, si pone l’obbiettivo di ridurre le aree maggiormente idonee alla presenza dei cinghiali dove è vietata la caccia e, per ridurre le criticità legate alla presenza di questo ungulato è stato soppresso in 5 casi l’istituto di protezione faunistica.
L’iter della deliberazione è giunto al termine di un lungo percorso partecipativo delle Associazioni venatorie, di Protezione ambientale e delle Organizzazioni professionali agricole ed è approdato in Consiglio regionale dopo aver superato la Valutazione ambientale strategica (Vas) di cui sono state recepite alcune osservazioni.
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