Comprendere la caccia, soprattutto per chi non sa cosa sia non avendola mai vissuta come esperienza personale, non è affatto facile. Le parole non bastano a descrivere tutto quell’universo che sta dietro all’atto di cacciare. Un universo in cui concretezza ed emozioni convivono e generano uno stile di vita unico.
Lì appunto dove le parole non rendono, arriva l’arte: dipinti, statue, poesie, ma anche fotografie e documentari. Come quello appena uscito di Mario Theus, cacciatore svizzero della Val Calanca, nel cantone Grigioni, ha studiato ingegneria forestale al Politecnico federale di Zurigo (ETH), e per anni ha lavorato come giornalista e regista. Anche in Svizzera, come altrove, si sta facendo di tutto per limitare e criminalizzare la caccia, rispondendo ad una logica deformata che porta avanti la convinzione di essere di fronte ad una pratica crudele e superata dal tempo.
Theus nel suo film girato nelle splendide valli di tre cantoni svizzeri, chiede allo spettatore uno sforzo di comprensione e immedesimazione. “Chi vuole capire davvero che cosa significa andare a caccia deve seguirmi durante una battuta. È l'unico modo per comprendere perché faccio ciò che faccio, perché vivo così e come è possibile uccidere un animale”. “Se vieni e condividi con me questa esperienza, vedrai nei miei occhi ciò che provo, ad esempio la felicità o la tristezza. E proverai sulla tua pelle ciò che significa essere confrontati con l'uccisione".
Il documentario si intitola Wild - Jäger und Sammler (Selvatico - Cacciatore e raccoglitore). Nei 90 minuti girati si cerca di far capire quale sia l’importanza della caccia anche oggi, al fine di preservare quel prezioso rapporto costruito dalla notte dei tempi con la vita selvatica. Un rapporto diretto, onesto e rispettoso, che si sta purtroppo perdendo.
Il periodo di uscita del documentario non è causale. Il 13 giugno il cantone si troverà a votare una proposta dal chiaro intento limitante. Oltre a ulteriori restrizioni pratiche (divieto pallini di piombo, e limiti per la caccia alla migratoria), l’obbiettivo sembra quello di dare un taglio netto alla cultura venatoria. Si mira infatti ad istituire il divieto di portare con sé a caccia bambini di età inferiore a 12 anni e di vietare ogni possibilità di portare l’argomento caccia (in chiave positiva, si intende) nelle scuole. In sostanza si cerca di imporre quale tipo di educazione dare alle nuove generazioni. Una legge che intende imporre ai genitori quale cultura trasmettere ai propri figli, come può essere giusta?
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