“Per la seconda volta in sette giorni, le associazioni venatorie, tranne Arcicaccia, hanno impedito l’approvazione del bilancio consuntivo e l’avvio della caccia di selezione dei cervidi e del cinghiale. Più che un sabotaggio, è un improduttivo, quanto dannoso, tentativo di ostacolare la routinaria attività di un ente prettamente esecutore come lo è un Atc”. Così commenta l'atto dimostrativo delle tre associazioni il presidente dell'Atc Pg 1, Igor Cruciani.
Secondo Cruciani non si può fare altrimenti per recuperare risorse finanziarie. Visti gli ingenti danni del cinghiale, il Regolamento regionale 34/99, prevede di iscrivere a bilancio, qualora il fondo messo a disposizione dalla Regione non fosse sufficiente, un credito nei confronti dei cacciatori appartenenti a quelle squadre che, entro i rispettivi distretti di gestione, hanno registrato considerevoli danni e contemporaneamente non hanno completato il piano di abbattimento assegnato.
"Ovviamente - spiega il Presidente dell'Atc - il 2020 è stato funestato dalla pandemia e ciò non ha consentito la piena operatività delle squadre cinghialiste. Ma proprio per questo l’Atc, da tempo, si sta adoperando con la Regione per chiedere un contributo straordinario che possa esonerare i cacciatori da un ulteriore ‘balzello’. L’Atc deve però seguire leggi e regolamenti (quei regolamenti, come il 34/99, approvato con il favore di quelle associazioni venatorie che oggi non si presentano per applicarne il contenuto) e non può esimersi da mettere a bilancio i ‘soldi dei cacciatori’ che saranno prontamente depennati o rimodulati qualora la Regione Umbria decida di dare una mano, per porre rimedio a quanto successo nel complicato 2020”.
Nella polemica entra anche Arci Caccia Umbria, che non ha partecipato all'iniziativa di sabotaggio delle altre associazioni venatorie. Secondo Arci infatti si sbaglia obiettivo. Pur ritenendo oltremodo sbagliato che a pagare siano i cacciatori ritiene che l'Atc non possa far altro che far rispettare il regolamento. "Le mancanze della Regione in questi mesi non possono essere scaricate ne sui cacciatori ne sull’ATC" dichiarano da Arci Caccia. "Non è questo il modo di affrontare il problema che nasce da un regolamento capestro e contorto sul quale nessuna amministrazione regionale presente e passata si è resa disponibile ad una modifica. A questo punto la Regione Umbria dovrà chiarire anche, se con l’approvazione del regolamento della caccia di selezione agli ungulati, il regolamento regionale N.5 del 2010 verrà applicato anche ai selecontrollori della specie cinghiale, visto che il regolamento prevede che tutti gli operatori iscritti al distretto, in caso di mancato raggiungimento del piano di abbattimento saranno chiamati a corrispondere le somme necessarie per l’indennizzo di eventuali danni causati dalla mancata realizzazione del piano stesso" chiude Arci Caccia.
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