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Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi


martedì 1 giugno 2021
    

 
 
Con un titolo che è tutto un programma (Le difficoltà di un capitale da gestire e mettere a frutto) anche la federazione Italiana della Caccia, tramite il suo ufficio studi, espone critiche sui contenuti del IV Rapporto sul Capitale Naturale dell’Italia, recentemente presentato, vedi editoriale BigHunter.it. "Obbiettivi ambiziosi e condivisibili - scrive  Federcaccia - nascondono purtroppo non poche criticità. La contabilità del Capitale Naturale è un esercizio molto complesso, ancora in fase di perfezionamento, ma importante poiché è finalizzato a misurare le variazioni del Capitale Naturale nell’Unione Europea e nei singoli Stati membri e a integrare nei sistemi contabili e di rendicontazione internazionale il valore economico dei Servizi Ecosistemici offerti di beni naturali alle nostre Comunità".

Il  Rapporto, prosegue l'Ufficio Studi di federcaccia, "è stato definito un “faro nella transizione ecologica”, che avrà il compito di guidare la strategia italiana nella gestione del Recovery Plan. Il Comitato Capitale Naturale che lo ha predisposto ha dichiarato anche che “la nostra deve essere la prima generazione capace di lasciare i sistemi naturali e la biodiversità dell’Italia in uno stato migliore di quello che abbiamo ereditato”, individuando come baseline il 2020 e dandosi l’obiettivo ambiziosissimo di ottenere, entro il 2030,il blocco della perdita di biodiversità, l’inversione dei processi del suo degrado e i primi risultati di una grande “opera pubblica” di ripristino degli ambienti terrestri e marini. Una visione indubbiamente auspicabile, ma certamente assai difficoltosa e complessa da realizzare.Se guardiamo ai risultati ottenuti dalla Strategia nazionale per la Biodiversità nell’ultimo decennio, emerge infatti un quadro purtroppo preoccupante, con il mancato raggiungimento di gran parte degli obbiettivi definiti dalle strategie e dalle direttive comunitarie. D’altra parte si deve constatare che anche a livello internazionale nessuno dei cosiddetti Aichi Targets della decennale Strategia mondiale della biodiversità 2011-2020, approvati nella10a Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione internazionale sulla diversità biologica, tenutasi a Nagoya-Aichi in Giappone nel 2010, è stato pienamente raggiunto (secondo l’OCSE per una sostanziale carenza di finanziamenti) e il quadro dello stato della biodiversità planetaria è andato ulteriormente peggiorando. In ogni caso il quadro di partenza nel nostro Paese, delineato dalla Lista Rossa degli ecosistemi, individua ben 29 ecosistemi terrestri a rischio elevato su 85(34%). In negativo si segnala che il Rapporto identifica nelle aree pianeggianti dal Nord Italia fino alla Puglia le zone più degradate per quanto riguarda la conservazione degli ecosistemi. Infatti, nell’arco di circa un secolo l’ampiezza delle foreste nel nostro Paese è praticamente raddoppiata, grazie all’espansione del bosco spesso a discapito delle aree agricole e della fauna legata agli ambienti aperti, tra cui la coturnice, la starna, la pernice rossa, la quaglia, l’allodola e numerose altre specie di piccoli passeriformi. Fermare questo trend complessivo sarà certamente una delle sfide più difficili da affrontare. Tuttavia, il Comitato Capitale Naturale ritiene che il nostro PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) rappresenti una straordinaria occasione anche per un cambio di rotta nel ripristino degli ecosistemi, terrestri e marini, che ovviamente sono alla base del benessere e della salute di noi tutti. Questo corrisponderebbe anche all’impegno delineato dal Decennio delle Nazioni Unite sull’Ecosystem Restoration 2021-2030 volto a fronteggiare le problematiche di adattamento ai cambiamenti climatici e i rischi che rendono più vulnerabili i nostri sistemi socio-ecologici".

Questa la premessa, ma eccoci al dunque: "Per Federcaccia - prosegue la nota -  nel Rapporto si notano tuttavia alcune altre criticità. In merito all’identificazione degli ecosistemi degradati troviamo fuori luogo il riferimento all’epidemia Covid 19, che nel Rapporto è stata associata alle aree più compromesse, mentre il tasso d’incidenza dell’infezione è stato elevato anche in aree diverse, come la Valle d’Aosta e la Provincia di Bolzano (Dati ISTAT). Inoltre,la scelta di utilizzare solo la classe degli uccelli come riferimento per la valorizzazione dei servizi ecosistemici risulta parziale e non è comunque stata eseguita in modo del tutto oggettivo. Per esempio, nella valorizzazione di questi servizi, si nota come non siano presi in considerazione i mammiferi. Escludendo questi e altri taxa (ad esempio gli insetti, che sono molto importanti per il servizio di impollinazione e sono da tempo in grave crisi proprio negli agro-ecosistemi, da cui le conseguenze anche sullo stato di conservazione degli uccelli), non si contabilizza né la quota del loro capitale naturale, né i numerosi servizi ecosistemici correlati, di estrema importanza. In secondo luogo, un approccio più completo alla valorizzazione del Capitale Naturale implica di valutare sotto il profilo economico i servizi ecosistemici che coinvolgono anche l’attività venatoria e la gestione degli habitat e delle specie di fauna selvatica per fini venatori. In particolare (CICES V5.0) i servizi di: a) “Approvvigionamento” (“filiere” della carne di fauna selvatica), b) “Regolazione e mantenimento” (mantenimento e gestione di popolazioni e di habitat della fauna selvatica), c) “Culturali” (gradimento ottenuto dagli usi ricreativi-esperienziali delle specie di fauna selvatica e dalla natura, che comprendono appunto la caccia, assieme alla pesca, al birdwatching, al turismo naturalistico, ecc. Il risultato di queste omissioni è quindi di una evidente sottostima del valore economico dei servizi ecosistemici nella loro valutazione e integrazione nei sistemi di contabilità del Capitale Naturale. Si spera che tale carenza possa essere superata nel prossimo futuro anche includendo specifiche professionalità nel “Comitato Capitale Naturale”. Infatti, la caccia sostenibile non solo è del tutto compatibile con le previsioni delle numerose Convenzioni e Direttive internazionali, ma è motore di investimenti ambientali, di miglioramento e ripristino degli habitat, di reintroduzione delle specie, di controllo delle specie problematiche e di quelle aliene (tra le principali cause di degrado della biodiversità), di vigilanza contro gli illeciti (altro importante fattore di minaccia) e di volontariato gratuito. Nondimeno i cacciatori versano tasse regionali e nazionali molto cospicue che dovrebbero essere espressamente reinvestite in beni naturali. Nel Rapporto il tema degli uccelli non affronta minimamente le azioni di conservazione e di ricerca intraprese dal mondo dei cacciatori, ad esempio con i ripristini ambientali di aree umide, che ammontano a non meno di 24.000 ettari in uno studio di sole 4 regioni, e le azioni di miglioramento ambientale realizzate dagli Ambiti Territoriali di Caccia, Comprensori Alpini e Aziende Faunistico Venatorie e gli studi pubblicati su riviste scientifiche riconosciute. Per quanto riguarda la valutazione dello stato di conservazione delle singole specie di uccelli nidificanti in Italia, il IV Rapporto lo considera soddisfacente quando i dati relativi alla popolazione mostrano una prospettiva di persistenza a lungo termine, la sua abbondanza e distribuzione risultano stabili o in incremento e gli habitat utilizzati dalla specie sono considerati sufficienti in quanto ad estensione e a qualità per garantirne la persistenza sul lungo periodo. Seguendo i principi della Direttiva Habitat e applicando l’indice FRV (valore di riferimento favorevole) si applicano criteri più restrittivi rispetto al concetto di rischio di estinzione definito dalla Lista rossa IUCN. Infatti, anche specie definite dalla Lista rossa a minor rischio “Least concern” (LC) sono in tal modo considerate in uno stato di conservazione sfavorevole. Non sembra essere considerata in questa analisi l’interazione fra specie, che determina incrementi e decrementi ciclici fra le diverse comunità ornitiche.Vi è infine da chiedersi quale sia la reale congruenza del quadro espresso dal IV Rapporto, visto che i dati di popolazione e gli areali di riferimento per la valutazione dello status degli uccelli nidificanti sono quelli del vecchio Progetto Atlante Italiano risalente addirittura al 1994". Conclusioni, ce n'è in abbondanza per stare all'erta. 

 

 

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13 commenti finora...

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Caro collega IO. Nessuno di noi, veri cacciatori smetterà mai di andare a caccia. Ma continuare quest'agonia tutta italiana è davvero deprimente. Troppe storture, troppe assurdità, troppa politica fuoriluogo. Tanto x dirtene una: l'altro giorno leggevo la proposta di calendario venatorio della regione Campania. Ove tutti i siti Natura2000, Sic e Zps, sono contemplati tra le zone venabili. E invece qui in Sicilia, ho amici che si sono visti denunciare e revocare il porto d'armi perchè erano a caccia in un territorio che, a detta delle guardie (poichè privo di ogni tabellazione), si trovavano in zps. Siamo tutti italiani? O siamo tutti coglioxx?

da Hunter74 02/06/2021 23.10

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Non mi riferivo a te Aleandro,quello che hai scritto lo so leggere da solo. Forse non hai capito te cosa intendo dire.

da IO 02/06/2021 17.24

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Non hai capito caro IO. Io non ho detto che smetto di andare a caccia. Ho detto che smetto di lottare per difenderla (riunioni, manifestazioni, discussioni con colleghi e amici ecc). Questo non lo farò mai più. Si muova che di caccia ci campa!

da Aleandro 02/06/2021 12.11

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Siamo nati cacciatori e da tali " moriremo" non sono di sicuro colleghi sfiduciati da questa ormai pluriennale campagna anti NOI che ci farà desistere, però belin capisco chi si è rotto le PALE ( una elle) a lottare contro le PALE dei mulini a vento con risultati pari a Zero Assoluto, Ciao 1 Toscano cerco di rinverdire i miei passati di podista un pensiero anche a Dick

da ZERO ASSOLUTO + breton INOX ( per sempre) 02/06/2021 12.06

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Chi si è stufato,si accomodi pure e non rinnovi..non capisco questo arrendersi al volere degli altri. Fino a che salute me lo permette,io vado a caccia anche se il calendario lo concedesse 1 giorno alla settimana..se non altro per principio!

da IO 02/06/2021 10.32

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

E' proprio vero. E' giunto il momento di chiuderla la caccia in Italia. Del resto uscire la mattina da casa e non esser sicuri se riporteremo indietro il porto d'armi, non vuol dire più andare a caccia. Qui non si tratta di non difendere la nostra passione. Ma mi rendo conto sempre di più che è una guerra persa. E nessuno dei nostri rappresentanti è stato in grado di fermare questo declino, dovuto ad una ignoranza indicibile dei nostri avversari e/o nemici, che sanno ben poco di natura, di biodiversità e di ambiente. Ignoranti che però vengono ascoltati dalla politica perchè numerosi e portatori di voti e potere. E' finita ragazzi. E come dice giustamente Aleandro, conviene non pagare più in Italia e risparmiare per una buona settimana all'estero.

da Hunter74 02/06/2021 1.58

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Ciao Zero, anch'io mi son sempre battuto per la mia passione anche presentandomi candidato alle Elezioni 90.Pochi sorrisi e tanti dispiaceri e tanti soldi spesi. Ora son stanco e me ne sto in disparte. Complimenti per i 30 km di corsa e un pensiero a Inox come al mio Dick.

da 1 toscano 01/06/2021 22.05

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Sono molti anzi troppi gli anni che, in qualità di cacciatori, siamo in allerta per i motivi più svariati. A tutto deve essere posto un limite. Anche al peggio. Per questo è arrivata l'ora di farla finita. Chiudiamo tutto e salutiamoci. A non rivederci.

da Stufo 01/06/2021 18.47

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Bravo Aleandro!! Come non condividere il tuo presente ed il tuo passato, anche io ho vissuto intensamente la caccia e cercherò di fare quello che mi piace finchè me lo permetteranno ( dura lex ) riesco a dormire di notte anche se no ho il freezer pieno di selvaggina anzi dopo 38 anni di cane da ferma ho deciso di non prenderne + nonostante non sono ancora decrepito e faccio 30 Km di corsa alla settimana, ma non me la sento + di soffrire per la perdita di un cagnone, detto questo chi di caccia ci vive e non mi rivolgo più alle sparute armerie faccia qualcosa per se stesso , ho sempre pagato ( come tutti ) fior di quattrini ed alzatacce, vediamo un pò se chi ci ha dato sempre pacche sulle spalle è capace a vivere senza di NOI

da ZERO ASSOLUTO + brerton INOX ( per sempre) 01/06/2021 14.40

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Il primo referendum per abolire la caccia data 1978 fu promosso dai radicali di Pannella e dichiarato non ammissibile dalla Corte Costituzionale. Il lungo percorso mi pare ci sia stato: oltre 40 anni! Per il resto confermo l’inadeguatezza del mondo venatorio tutto e del mondo economia che gli gira intorno. A questo punto, dopo 50 anni di attacchi e aggressioni, se chiudono il problema non è più mio. Io a caccia ci sono andato: tra 1000 difficoltà ma ci sono andato. Se chiudono io recupero una cifra sufficiente ad andare una volta l’anno all’estero. Me la farò bastare. ALTRI DEVONO CORRERE, UNA VOLTA TANTO: CHI FI CACCIA IN ITALIA CI VIVE!

da Aleandro 01/06/2021 12.03

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Facile a dirsi, Aleandro e Alessandro, ma per ottenere qualcosa, cioè più credito di quello che abbiamo, il percorso è lungo e tortuoso. Passa comunque da una maggiore consapevolezza dei problemi ambientali da parte del corpo dei cacciatori, e un conseguente maggiore impegno. I nostri dirigenti hanno fatto di tutto per tenere il punto, sulla base delle nostre sollecitazioni, che purtroppo sono inadeguate per la situazione: il mondo da rurale è diventato metropolitano, i problemi della vita e della morte (cioè della natura) sono governati dai salotti, dove noi non siamo presenti e comunque - se e quando capita - siamo ospiti sgraditi. Facciamoci una buona volta questa domanda: di chi è la colpa se non mi vogliono più stare a sentire? La Federcaccia, nel suo piccolo, sta facendo il massimo, barcamenandosi fra le necessità di adeguarsi alle nuove situazioni e il bisogno di contenere la concorrenza di chi promette ormai cose irrecuperabili, almeno nel breve periodo. Quel Danilio Selvaggi è persona nota, ma non è il solo, purtroppo. Anche qui, ci si dovrebbe chiedere perchè lo fa, o - meglio - cosa faremmo noi al suo posto per guadagnarsi la pagnotta.

da Facile chiacchierare al bar 01/06/2021 11.39

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Muovete le Chiappe voi che di caccia ci vivete, aavv comprese, che se restringono o chiudo io recupero 1500 euro l’anno.

da Aleandro 01/06/2021 10.15

Re:Capitale naturale. Anche la Federcaccia ha dubbi

Questi non sono dubbi..sono certezze.Se a quel tavolo è presente un certo Danilo Selvaggi che non passa giorno che non scriva da qualche parte che ci farà smettere di andare a caccia, fatemi capire, cosa sarebbe dovuto accadere di diverso ? IL problema è sempre il solito..non contiamo MAI nulla dove..CONTA.Saluti

da Alessandro 01/06/2021 10.10