Visto l'avvio delle iniziative per la raccolta delle firme da parte di alcuni anticaccia, in questi giorni si è tornati a parlare della possibilità che venga indetto un referendum abrogativo sulla 157/92. Ma non tutti gli animalisti sono coinvolti, anzi. Parecchie sono le voci addirittura contrarie. Sembra che le maggiori associazioni animaliste ritengano una proposta referendaria contro la legge 157 un pericolo con effetto boomerang indesiderato.
A tal proposito si esprime infatti Enpa, dichiarando la propria ferma contrarietà al referendum. "L’ENPA - scrive la Presidente Carla Rocchi - , al pari delle maggiori associazioni nazionali con cui quotidianamente lavora proprio sul contrasto all’attività venatoria, NON è stata contattata se non a giochi fatti, ovvero a seguito del deposito dei quesiti. Nessuna discussione preventiva, nessuna valutazione dei rischi, nessun confronto e quindi nessuna strategia condivisa, nessuna analisi sociopolitica né relativa alla sostenibilità, in tempi odierni, per un referendum così importante. Solo dopo molto tempo e a giochi già fatti e decisi, i promotori hanno preteso che ci accodassimo, visto l’enorme impegno che tale iniziativa richiede, sotto ogni punto di vista, e che evidentemente piccole associazioni non riescono a sostenere".
"Un referendum non si improvvisa" scrive la presidente Enpa, evidenziando che "un referendum va ben valutato, soprattutto sulle conseguenze che può avere il suo fallimento o anche la sua vittoria".
Qui la lettera aperta di Carla Rocchi con tutte le motivazioni contro il referendum
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