In un corposo comunicato anche la Lav argomenta tutte le motivazioni per cui si dissocia dalle proposte referendarie in corso. "Dal nostro punto di vista e sulla base della nostra esperienza, i due comitati hanno delle gravissime lacune organizzative che determineranno il fallimento della raccolta firme, comportando disastrose ricadute sugli animali. Lacune che sono dovute, in estrema sintesi, all’aver considerato il percorso referendario come fosse una raccolta firme per una petizione online" scrive la Lav in una nota.
"Fin dall’inizio è stata evidente l’approssimazione - continua l'associazione animalista - : lanciare più referendum, nello stesso momento, sullo stesso argomento, è di per sé un suicidio. Poi sembrava che i due comitati fossero rinsaviti e si fossero riuniti, illusione durata pochi giorni, fino a quando si sono nuovamente divisi e ora abbiamo due comitati con nome simile che raccolgono firme su diversi testi anticaccia. Non dimentichiamo poi che era stato depositato mesi fa in Cassazione anche un testo di referendum contro la vivisezione, del quale però si sono perse le tracce".
Inoltre, aggiunge la Lav, al momento la comunicazione è tutta limitata ai social, non si vedono affissioni, mancano gli spot alla radio e alla televisione, non risultano spazi acquistati sui quotidiani, la questione referendaria è assente nel dibattito politico. "Per tutte queste ragioni la LAV ritiene che i due comitati referendari non abbiano purtroppo alcuna possibilità di raggiungere il numero di firme necessario per essere indetti".
Tutto ciò è aggravato, secondo la Lav, dal documento recentemente approvato dalla Commissione Agricoltura del Senato da tutte le forze politiche con cui si chiede al Governo, dice la Lav, "di sovvertire lo spirito della legge 157/92, trasformandola da norma incardinata sulla tutela di ogni specie di fauna selvatica, a legge che detta indicazioni per la gestione degli animali in funzione degli interessi umani.
E conclude: "è chiaro che in un contesto del genere il fallimento della raccolta firme per i referendum, darà un incredibile impulso alle istanze dei cacciatori, alle loro sponde politiche e soprattutto a coloro che non hanno posizione netta sulla caccia ma che saranno certo influenzati dalla disparità delle forze in campo".
I piani della Lav sono altri: aspetteranno il 2022, da quando cioè saranno ammesse le firme per i referendum sottoscritte tramite Spid. "E lo faremo".
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