Anche in Scozia gli animalisti brigano per ridurre l'impatto della caccia alla beccaccia, perchè - dicono - la popolazione beccacciaia è in calo. Se questo può riguardare le beccacce stanziali, niente fa pensare a un calo per quelle svernanti, che di provenienza est nord (Scandinavia e Rossia) registrano analoghe presenze anno dopo anno.
Nel frattempo, indagini approfondite segnalano un cambiamento degli ambienti boschivi, in rapporto con i prati-pascoli. Anche l'immissione di fagiani nell'ultimo secolo può aver determinato il cambio di equilibri interspecifici, mentre una causa sicuramente più consistente può essere attribuita alla aumentata prersenza di predatori. Ci sono più volpi e corvidi di quanti ce ne fossero in passato, con una crescente popolazione anche di tassi, avidi di uova di beccaccia. E le estati più secche possono ridurre la presenza di insetti. In ogni caso, i cacciatori di beccaccia scozzesi sono super responsabili del loro patrimonio e agiscono di conseguenza. E confermano che grazie alle regole che si sono date, la caccia alla beccaccia è perfettamente sostenibile e non c'è bisogno di alcun divieto.