Si è tenuto ieri pomeriggio a Firenze, nella prestigiosa sede dell'Accademia dei Georgofili, un interessante convegno sul tema della riforma della PAC (Politica Agricola Comunitaria) e delle future interazioni con la Gestione Faunistica.
Dopo l’apertura dei lavori da parte del Prof. La Marca, è seguito l’intervento del Presidente Nazionale della Federcaccia Massimo Buconi, che ha inquadrato il tema generale attorno al quale si sarebbero poi svolte le comunicazioni dei relatori che si sono alternati in cattedra.
In particolar modo il Presidente Buconi ha spiegato come la riforma della Nuova PAC, in via di approvazione, dopo una lunga fase di gestazione, debba necessariamente rendere protagonista anche il comparto venatorio del nostro paese; ogni ragionamento su agricoltura, ambiente e biodiversità debba necessariamente coinvolgere anche il sistema della gestione della fauna selvatica, operato dai cacciatori.
Si è poi cercato di sviluppare una riflessione sulla futura prospettiva agricola per il nostro paese, anche in relazione alle future risorse economiche derivanti dalla nuova PAC, in un contesto dove attualmente registriamo un costante aumento delle popolazioni della fauna ungulata, mentre al contrario prosegue il declino per molte specie faunistiche anche protette, appartenenti sia all’avifauna che alla piccola selvaggina stanziale, storicamente da sempre presenti nei nostri territori.
Può un’agricoltura sostenibile che produce biodiversità ambientale determinare le condizioni affinché gli habitat siano favorevoli a specie faunistiche di pregio e fauna migratoria?
Riportiamo di seguito alcune pillole degli interventi che si sono susseguiti durante il convegno prima delle conclusioni tenute dal Vicepresidente Nazionale di Federcaccia Moreno Periccioli.
Il Professor Marco Olivi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Professor Ferdinando Albissini dell’Università della Tuscia, analizzando gli aspetti legislativi della nuova proposta, hanno sottolineato come la 157/92 sia stata concepita come una legge incentrata solamente sulla tutela della fauna e volta alla sua gestione. “Abbiamo un problema di bilanciamento di interessi che la nuova PAC non risolve”. “Aumenta la burocrazia legata alle politiche agricole ed anche sul benessere animale non si è giunti ad alcun bilanciamento di interessi, lasciando, dal punto di vista normativo, un vuoto di indirizzo ed applicazione”. “Giungendo infine alla fondamentale conclusione che lo standard minimo di tutela della fauna non può essere fissato in maniera univoca, ma debba invece essere legato alle condizioni ambientali e faunistiche territoriali”.
Anche per Giordano Pascucci direttore Cia Toscana, la riforma della L.N. 157/92 non è più rimandabile anche se l'impresa agricola non può più attendere i tempi necessari.
Fa ben sperare la convergenza su molti punti che necessitano di revisione, a partire dalla gestione delle zone protette, ma anche quelle marginali e non coltivate.
Il Professor Nicola Lucifero dell’Università di Firenze ha messo in evidenza come la questione dei danni da fauna selvatica in agricoltura manca di soluzioni sul piano giuridico sia Statale che Regionale. “Tutto è basato sull’ottica di prevenzione dei danni, che però si muove in un contesto ambientale e di normativa europea che è fortemente cambiato”.
Il professor Marco Apollonio, Università di Sassari, ha sottolineato come la variazione del territorio negli ultimi decenni abbia visto lo spopolamento delle campagne, l'abbandono della pastorizia errante ed un aumento delle foreste e delle aree protette che ha favorito un aumento esponenziale di alcune specie a scapito di altre. Gli ungulati sono infatti aumentati non solo in Italia ma bensì in tutta Europa, con conseguenze sia per le produzioni agricole, che per l’ambiente.
Per Francesco Postorino in rappresentanza della Confagricoltura nazionale, la valutazione generale sulla riforma della Pac è negativa, finendo per costituire solo un ulteriore aggravio di burocrazia. “Il panorama faunistico è per certi versi migliorato negli ultimi anni, ma non si è saputo gestirlo”. “Occorre un nuovo patto tra caccia ed agricoltura.”
Postorino ha dunque una riflessione fondamentale su come giungere ad una profonda revisione della L.N. 157/92 in un contesto nazionale ed europeo profondamente mutato e che pone quindi la necessità di una cambiamento di passo per giungere ad i necessari e nuovi equilibri tra Caccia, Agricoltura e Governance territoriale.
Il Prof. Francesco Sorbetti Guerri ha illustrato la tematica dei danni da fauna selvatica dal punto di vista dei sistemi di prevenzione applicati al patrimonio forestale, ai rischi di natura sanitaria animale e umana, alla circolazione stradale, alla conservazione del suolo.
Il dottor Michele Bottazzo, dell'ufficio Studi e ricerche FIdC è entrato maggiormente nei dettagli sull'impegno che Federcaccia ha sviluppato per dare voce alla posizione ed alle proposte dei cacciatori nella definizione dei nuovi piani di sviluppo rurale (PSR) legati alla nuova Pac: dalla presentazione di studi tecnici a progetti locali, alla indicazione di misure utili alla fauna selvatica e alla salvaguardia della Biodiversità, condivise e concertate con gli agricoltori.
Investire sulle buone pratiche agricole negli ambienti agricoli, significa investire sulla creazione di habitat favorevoli per la presenza di fauna selvatica sia stanziale che migratoria.
Il dottor Michele Sorrenti, coordinatore dell'ufficio Studi e ricerche Federcaccia, ha illustrato il ruolo dei cacciatori nel mantenimento di habitat e biodiversità e quanto possono fare all'interno delle possibilità offerte dalla nuova Pac, evidenziando tutte quelle pratiche agricole che potrebbero apportare rischi alla sopravvivenza delle popolazioni di alcune specie selvatiche.
“L'agricoltura infatti è fra le cause più citate di diminuzione di biodiversità. Il mondo venatorio viene a torto considerato utile solo nel contenimento delle specie in esubero, mentre sono innumerevoli le iniziative a livello nazionale e europeo portate avanti dai cacciatori per la conservazione degli habitat agrari e soprattutto di ambienti umidi, impegnandosi anche in aree precluse all'attività venatoria o in progetti le cui ricadute positive riguardano solo in parte, a volte anche minima, specie cacciabili a favore di tutta la biodiversità.”
Infine il vice presidente nazionale Moreno Periccioli è intervenuto in maniera incisiva per sottolineare come da tutti gli interventi sia emersa l'occasione imperdibile ed irripetibile fornita ai cacciatori dalla nuova Pac.
Una occasione ed una sfida che abbiamo già raccolto e nella quale Federcaccia si è impegnata con serietà.
La legge nazionale 157/92 richiede una profonda revisione; lasciando alla caccia il profilo popolare che la contraddistingue, occorre ora rafforzarne l'aspetto tecnico e scientifico basato sul principio della “gestione faunistica”.
Giudico importante - ha sottolineato Periccioli - quanto emerso sulla necessità di un nuovo patto fra Caccia e Agricoltura, evocato da Postorino.
Solo cacciatori e agricoltori possono essere i soggetti che possono mantenere, aumentare e valorizzare la fauna selvatica nel nostro territorio.
Rivedere il ruolo degli Atc è ormai non solo opportuno ma necessario, così come la legge157.
Un invito all'accademia a farsi promotrice di una iniziativa che possa fare da incontro, confronto e sintesi, fra i diversi portatori di interesse, le cui conclusioni non possano che essere indiscutibili dal punto di vista tecnico-scientifico e una autorevole e qualificata base di confronto per la Politica e le istituzioni.
(Confederazione Cacciatori Toscani)