S'avvicina il Natale e anche nelle ristrettezze odierne non può mancare un passaggio gastronomico come dio comanda. La selvaggina in tavola, dimenticata, bistrattata, derisa, non manca invece di far la sua figura anche nelle cattedrali del gusto, dove i nostri chef stellati sfidano animalisti e vegani.
Il colombaccio, a volte camuffato da semplice colombo o piccione, la fa da padrone. Lo puoi trovare (fondente al Pistacchio) nel menù del Ristorante Reale di Castel di Sangro, AQ, o in quello di Vittorio, a Brusaporto BG, (alla voce: il piccione viaggiatore), e di Villa Crespi, Orta San Giulio (supreme con fegato grasso al gruè di cacao e salsa al Banyus), e da Uliassi a Senigallia (crudo di colombaccio, fegato di anatra e fragola) o al Tokujoshi di Milano (Piccione/colombo nascosto), o al Magorabin di Torino (in carta di riso, con funghi enoki e peperoncino). Mentre la lepre alla Royale con purè di castagne la puoi trovare Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio, e all'Osteria Francescana Massimo Bottura la lepre te la propone in camuflage nel bosco, in alternativa alla pernice a la royale. E se preferisci un bel risotto di cacciagione, puoi chiedere a Igles Corelli, che fondò Hatmann di Villa Rospigliosi di Lamporecchio.
Ma se per paura del Covid che dicono si annidi ancora fuori dell'uscio, se come noi siete cacciatori, guardate nel frigorifero. Qualche cosa spunterà fuori, frutto delle vostre uscite in terre non spruzzate dal Covid. Di sicuro, meglio che una cena vegana.
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