Pochi giorni fa sulla stampa piemontese si è parlato di un fantomatico "accordo storico" raggiunto tra animalisti e agricoltori che chiede nuove misure per risolvere il problema cinghiale escludendo in toto la caccia, considerata addirittura dannosa. In realtà nessuna organizzazione agricola importante ha mai firmato tale accordo e l'iniziativa è prettamente locale.
Commenta oggi il Presidente Regionale Arci Caccia e componente dell’Ufficio di Presidenza Nazionale, Remo Calcagno: “L’accordo sbandierato sulla stampa locale e nazionale, tra associazioni animaliste e una sigla autodefinitasi rappresentante degli agricoltori (COAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi, ndr), nonostante il can can mediatico, è limitato a un quadro locale. Detto questo, non sottovaluteremo il problema o cercheremo di nasconderlo. Due errori frutto di subalternità e impreparazione al confronto con la società, tipici di suicide culture minoritarie e di corporazioni isolate. Arci Caccia avvierà un confronto serrato con le organizzazioni agricole piemonesi, per affrontare i temi sollevati dal documento scaturito dall’accordo, per trovare soluzioni comuni che, di contro, vadano nell’interesse degli agricoltori e della gestione faunistico venatoria. Un percorso in cui il Cacciatore Gestore sia sempre più coerente nella sua attività a tutela dell’impresa agricola, dell’ambiente e della biodiversità. Obiettivi raggiungibili con la cultura del fare e non del vietare e del negare l’evidenza di un’agricoltura e di un ambiente che hanno bisogno dell’uomo regista e protagonista.”
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