Lunedì 10 gennaio Regione Lombardia incontrerà i rappresentanti delle associazioni venatorie sul tema degli anellini degli uccelli da richiamo. "Una campagna di serrati controlli durante la stagione venatoria di quest’anno ha messo in luce come vada adeguata in modo chiaro la normativa riguardante i sigilli" scrive Fidc Brescia in una nota.
Gli addetti alla vigilanza avrebbero contestato ai cacciatori dimensioni degli anelli diverse da quelle comunicate dalle associazioni ornitologiche, che come è noto forniscono gli anelli agli allevatori. Si parla di quelli scostamenti infinitesimali, di decimi di millimetro, che con un apposita relazione Federcaccia ha dimostrato esistere già sugli anelli nuovi.
Fidc Brescia chiede in particolare l'applicazione della normativa nazionale che parla in modo chiaro e semplice, di anellino “inamovibile”. "Questo termine stabilito dal legislatore non lascia, a nostro modo di vedere, dubbi di sorta, è chiarissimo nel significato e nell’ obiettivo che vuole raggiungere. Un anellino è inamovibile quando resta sulla zampetta del richiamo; è ovvio poi che con l’andar del tempo l’anello può deformarsi, piegarsi ma resta sempre inamovibile".
Quest’anno poi molti allevatori utilizzeranno anellini in acciao e non più in alluminio e questo dovrebbe rasserenare i detrattori della nostra categoria, ma il problema restano i richiami oggi posseduti dai cacciatori che potenzialmente possono essere considerati, con i criteri di controllo adottati fino ad oggi, fuori norma. E’ questa l’anomalia da risolvere, e va risolta in tempi celeri, con fondamenti legali chiari ed inoppugnabili in condivisione tra le parti, cioè a dire Regione Lombardia, Associazioni Venatorie ed anche gli organi di controllo, perchè altrimenti non ne usciamo più. I richiamo oggi detenuti sono centinaia di migliaia in tutta la Lombardia, il lavoro da fare sul campo sarà lungo, ma bisogna farlo! Non possiamo permetterci un’ altra stagione venatoria all’insegna dell’incertezza, sia essa normativa che nell’oggettività dei fatti.Non serve il muro contro muro con le forze addette alla vigilanza, quelle forze che devono essere animate da profesionalità e obbiettività nei controlli: siamo disponibili ad ogni tipo di collaborazione ma non siamo certamente pronti alla resa. Siamo intimamente convinti e certi che la caccia con l’utilizzo di richiami vivi possa e debba continuare nel rispetto della legge, perchè è solo rispettando la legge che potrà sopravvivere: ma la legge va applicata con cognizione di causa e se un anellino è “inamobvibile”, l’anellino è regolare.
La LAC ha impugnato in Consiglio di Stato la sentenza del TAR Milano sul calendario venatorio lombardo: i giudici milanesi avrebbero sbagliato nel giudicare che il calendario possa essere adottato oltre il termine del 15 giugno e che possa essere composto da più atti amministrativi. Si tratta di due capi della sentenza che non possono contestarsi: un conto sono le questioni di opportunità legate alla pubblicazione di un unico atto in largo anticipo rispetto all’apertura (e comunque in tempo utile per evitare la sospensione cautelare del calendario a caccia aperta, come suggerito anche da Federcaccia), altra invece è la conformità alle previsioni di legge su tempi e modi di approvazione del calendario.
“Ad ogni buon conto Federcaccia ed Enalcaccia intendono costituirsi in giudizio, e presentare a loro volta appello -spiega il Presidente di Federcaccia Lombardia Lorenzo Bertacchi-: sono altri i capi della sentenza da riformarsi ed in particolare quelli che da un lato non hanno tenuto conto delle motivazioni scientifiche date dalla Regione a sostegno del proprio calendario e dall’altro hanno stabilito in capo all’ISPRA un potere che va ben oltre le competenze e il ruolo demandatigli dalla Legge, ponendolo di fatto anche al di sopra dei Ministeri”. “Ci auguriamo che anche la Regione vorrà non solo difendere il proprio calendario dall’appello della LAC, ma anche appellare a sua volta la sentenza per ribadire il valore delle proprie motivazioni addotte a sostegno delle scelte di calendario e che già hanno trovato accoglimento in altri TAR italiani”.
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