Dopo il caso riscontrato nell’alessandrino, si torna a parlare di peste suina africana, malattia – che ricordiamo non essere trasmissibile all’uomo –potenzialmente molto pericolosa sia per i suini domestici che per quelli selvatici, “osservata speciale” in Europa e nel nostro Paese da qualche anno.
“Sin da quando l’Europa ha richiamato l’attenzione degli Stati membri su questa malattia la Federcaccia si è messa a disposizione delle Istituzioni per provvedere al monitoraggio dello stato di salute dei selvatici grazie a una presenza diffusa dei cacciatori” ha dichiarato alla notizia il Presidente nazionale Massimo Buconi.
“Mentre si attendono indicazioni più precise da parte dell’Istituto di zooprofilassi che si sta occupando del caso piemontese, ricordo che la pronta segnalazione di eventuali capi malati o del rinvenimento di spoglie è essenziale per arginare il diffondersi della Psa e i cacciatori hanno dato e stanno dando un contributo insostituibile nel controllo di boschi e campagne, oltre che nel contenimento della specie cinghiale. È scontato che tutta la nostra struttura sia centrale che sul territorio è pronta nel caso fosse richiesto dalle circostanze ad innalzare ulteriormente il livello del suo impegno” ha concluso Buconi.
Oltre alle iniziative di sorveglianza sanitaria, la Federazione in stretta collaborazione col Ministero della salute ha provveduto in passato alla diffusione capillare del materiale informativo sulla peste suina messo a punto dal Ministero stesso presso le proprie sezioni, nei luoghi di ritrovo abituali, circoli e armerie, oltre a informare costantemente della situazione attraverso i propri canali social e media.
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