In attesa dell’ordinanza ministeriale che nei primi giorni della prossima settimana stabilirà in dettaglio l’elenco dei Comuni compresi nella zona infetta da Peste suina africana e le misure straordinarie da attuare per limitare la diffusione della malattia, dopo il caso accertato su un cinghiale ritrovato morto a Ovada, la Regione Piemonte, tramite l’Asl di Alessandria, ha chiesto ai sindaci dei Comuni interessati di vietare sul loro territorio l’esercizio venatorio a tutte le specie. Inoltre, ha ribadito la necessità di rafforzare al massimo la sorveglianza nei confronti dei cinghiali e dei suini da allevamento e di innalzare al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone.
Nella definizione dei confini della zona infetta verranno tenute in considerazione la continuità di areale di distribuzione del cinghiale e la presenza di barriere naturali o artificiali che possano ridurre il contatto tra popolazione di cinghiale infetta e indenne.
Nel ringraziare l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e gli Uffici della Prevenzione sanitaria regionale per la tempestività dell’intervento, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi osserva che “come nel caso della pandemia, anche l’emergenza della Peste suina africana va affrontata facendo appello alla collaborazione di tutti. La Sanità del Piemonte è al fianco degli operatori del settore per impedire la circolazione del virus e proteggere gli allevamenti suinicoli”.
La Peste suina africana è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando un’elevata mortalità. Non si trasmette all’uomo, quindi non ci sono rischi per la popolazione. Il virus è molto stabile, rimane infettante per diverse settimane anche nelle carcasse abbandonate sul territorio e viene inattivato solo dalla cottura e da specifici disinfettanti.
Sono in corso continui e costanti confronti con il Ministero, che sarà prossimo ad emanare i dati ufficiali che riguardano le zone coinvolte e definire le azioni che saranno da intraprendere coinvolgendo i Comuni, le Province e anche gli Ambiti territoriali di caccia e le Aziende venatorie.
Sulla vicenda sono poi intervenuti il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa: “Come in più occasioni richiesto ai Ministeri competenti dal Piemonte, insieme a tutte le altre Regioni, è necessario che le istituzioni preposte riprendano definitivamente in mano la legge 157/92 per adeguarla alle esigenze attuali con una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica. Con le norme attuali e la carenza di personale per il controllo non si è più in grado di contrastare il fenomeno della proliferazione dei cinghiali”.
Nel limite delle possibilità concesse, a dicembre la Giunta regionale ha adottato per la prima volta una delibera che estende la possibilità per la stagione venatoria 2021-2022 di applicare dei piani di prelievo numerico-selettivi della specie cinghiale per il periodo compreso tra il 1° ed il 31 gennaio.
“L’intensificarsi dei casi di Peste suina africana in tutta Europa - aggiungono Cirio e Protopapa - deve aumentare l’attenzione delle istituzioni ad ogni livello, anche UE, per tutelare le produzioni zootecniche e l'economia delle nostre aziende, attivando decisioni urgenti che mettano in condizione le Regioni di poter operare su questa annosa criticità”.
I commenti della politica:
Dreosto (Lega): tutelare il comparto suinicolo nazionale facendo leva sul principio di regionalizzazione.
Primo caso di PSA in Italia a Ovara in provincia di Alessandria, dove il temibile virus é stato rinvenuto su una carcassa di cinghiale. A seguito dell’ufficialitá della notizia si é immediatamente attivato il Ministero della Salute per comunicare all’OIE e alla Commissione Europea la positivitá del campione cosí da attivare le misure del protocollo per ostacolare la diffusione del virus. Per l’eurodeputato Marco Dreosto, che da tempo aveva lanciato attenzione al problema, si tratta di un riscontro quasi inevitabile “purtroppo a livello nazionale si é agito poco o nulla in materia di prevenzione: adesso, a livello comunitario, verrá applicato il principio della regionalizzazione in base al regolamento UE 605/2021, che prevede l’individuazione dell’area critica e le relative restrizioni. La prioritá é ora quella di attivare i protocolli per contrastare la diffusione della malattia e nel contempo tutelare il comparto suinicolo nazionale, che potrebbe soffrire gravemente il blocco dell’esportazione delle carni”. Per Dreosto infatti, paesi terzi importatori come Cina, Australia, Brasile e India, a differenza di quelli europei, di USA o Giappone, potrebbero non riconoscere il principio di regionalizzazione, adottando restrizioni piú severe, con conseguenti pesanti ricadute su scala nazionale.
Peste suina africana. On. Caretta (FdI), mia proposta di legge su contenimento fauna selvatica presidio di tutela
"In assenza di un'immediata risposta da parte del Governo la peste suina africana (PSA) rischia di estendersi su tutto il territorio italiano, determinando danni incalcolabili a livello nazionale. Come evidenziato anche dai rappresentanti di tutte le Regioni, non solo quelle governate da Fratelli d'Italia, è necessario intervenire a livello normativo per contrastare la proliferazione dei cinghiali, vettori principali della PSA. La strada maestra è un coinvolgimento ad ampio spettro di Comuni, Province e Ambiti territoriali di caccia. Su questo punto ho presentato, con la collega on. Monica Ciaburro, una proposta di legge oggi in discussione in Commissione Agricoltura alla Camera, che ha appena terminato il proprio ciclo di audizioni e che potrebbe cambiare la situazione immediatamente. Se il Governo e la maggioranza vogliono davvero dare una risposta concreta al proliferare della fauna selvatica ed ai rischi epidemici legati alla PSA, mi aspetto che condividano la nostra proposta, in modo che venga approvata il prima possibile."
Lo dichiara in una nota l'On. Maria Cristina Caretta, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Agricoltura a Montecitorio