La Presidenza nazionale di Arci Caccia, riunitasi in seduta straordinaria con all’o.d.g. il problema del primo caso di PSA certificato in Piemonte, ha dedicato priorità al tema presentatosi in tutta la sua gravità. L’Associazione sollecita gli organi dello Stato preposti, Ministero e Regioni, a dare corso a tutte le misure preventive ed effettuare le azioni necessarie a circoscrivere e isolare con una “cortina” sanitariamente inviolabile ogni presenza sospetta di suini selvatici e domestici colpiti da PSA.
L’Associazione invita i Presidenti Regionali a ritenersi convocati permanentemente per gli aggiornamenti e le conseguenti decisioni che sarà necessario assumere.
L’ARCI Caccia ha deciso di dotarsi di una task-force composta di tecnici faunistici, veterinari, legali, coordinati ad acta dal Responsabile per le attività tecnico scientifiche Gabriele Sperandio.
Detto gruppo supporterà la struttura centrale e quelle territoriali nella piena e rapida applicazione delle decisioni che riterranno necessario assumere le autorità preposte, per dare la migliore efficacia alle scelte del Governo e delle Regioni. L’ARCI Caccia propone alle Regioni di insediare cabine di regia apposite tra enti gestori della fauna selvatica ATC, CA, Parchi, Oasi di protezione e aziende faunistico venatorie, superando le resistenza all’unità organizzativa delle associazioni venatorie e le pregiudiziali corporative e ideologiche, così da coinvolgere quanti volontariamente presidiano le campagne. I cacciatori, al di là delle cacce praticate, gli imprenditori agricoli, le associazioni ambientaliste, le autorità sanitarie, il personale di polizia e le unità dei Carabinieri Forestali.
La Peste suina è un pericolo che non conosce tabelle di confine e divisioni. L’interesse è uno: il Paese, gli italiani, la salute senza i sé e i ma degli irresponsabili di turno.