“La Lega chiede al Governo di intervenire con immediatezza ed attuare tutte le misure necessarie per arginare la diffusione della peste suina africana, che purtroppo circola con il proliferare incontrollato della fauna selvatica. Gli ultimi casi accertati sono un segnale da non trascurare ed occorre agire in fretta perché si corre rischio che la malattia, non trasmissibile all'uomo né agli animali domestici, possa comunque diffondersi tra la specie dei cinghiali ed arrivare a contagiare i suini, per i quali risulta invece mortale”.
Lo ha dichiarato in una nota il senatore della Lega Francesco Bruzzone, responsabile del dipartimento Caccia per il partito, che ha poi proseguito: “Purtroppo è evidente come il proliferare incontrollato della fauna selvatica aumenti il rischio di diffusione della peste suina africana, aumentando il rischio sanitario e compromettendo una parte rilevante del fatturato prodotto dalla suinicoltura italiana che è un settore altamente competitivo. A ciò si aggiunge tutta una parte di indotto legata al mondo venatorio, il quale subirebbe una grave limitazione per effetto della diffusione della malattia. Si tratta ormai di una vera e propria emergenza che, come più volte denunciato dalla Lega, poteva essere affrontata con l'attuazione di più efficaci misure di gestione, controllo e contenimento della diffusione della specie dei cinghiali. Occorre inoltre ricordare - ha aggiunto - come le associazioni venatorie fin da subito avevano manifestato la loro disponibilità ad aiutare le attività di gestione dell'emergenza, anche alla luce della loro esperienza sul territorio".
"Chiediamo quindi di conoscere i piani dell’esecutivo su questo fronte - chiude Bruzzone - e se i Ministri in indirizzo ritengano, come noi riteniamo, urgente intervenire con azioni immediate per il contenimento di questa emergenza dovuta alla peste suina, anche avvalendosi dell’opera di volontariato gratuito messo a disposizione dalle associazioni venatorie. Per un intervento strutturale abbiamo inoltre chiesto se non si ritenga prioritario rivedere il quadro normativo di riferimento, a partire dalla legge 157 del 1992, considerando che è già stata approvata una risoluzione in commissione Agricoltura del Senato che fa emergere la necessità di ripensare il modello di controllo delle specie dannose, prevedendo la possibilità di procedere anche con piani di abbattimento disposti dalle Regioni, e di puntare alla "prevenzione efficace", con un piano straordinario di riequilibrio della specie mirato alla sostenibilità ambientale, prevedendo al riguardo che le Regioni possano autorizzare, in qualsiasi periodo dell'anno, i cacciatori e gli altri soggetti abilitati, i proprietari o i conduttori dei fondi interessati al controllo dei cinghiali” ha concluso.
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