Da uno studio condotto dall’università degli Studi di Urbino Carlo Bo risulta che "l’anno 2021 ha visto la conferma del trend di graduale calo del numero di decessi e feriti durante l’attività venatoria. Il numero dei decessi, filtrato degli episodi legati a malori, cadute o atti intenzionali o illeciti, è passato infatti da 18 nel 2017, a 15 nel 2019 e a 13 nel 2021. Analogamente, anche il numero di feriti è passato da 63 nel 2017, a 60 nel 2019 e a 54 nel 2021.
Un dato più basso del 2021 si era registrato solo nel 2020, anno in cui le restrizioni legate alla pandemia avevano fortemente ridotto l’attività venatoria. Da segnalare il fatto che nessun decesso si è verificato fra i non cacciatori, essendosi registrati in questo caso 17 feriti.
Per il periodo che va dal 1° settembre 2021 al 31 gennaio 2022 gli incidenti sono stati 74, con 14 vittime e 60 feriti. Anche in questo caso i dati non comprendono eventi causati da malori, cadute, atti intenzionali o episodi di bracconaggio. Infatti tali cause non hanno a che fare con la pratica venatoria o non sono imputabili all’uso delle armi.
Lo studio riporta anche il numero di incidenti riscontrati nel corso dell’anno riguardanti altre attività outdoor, quali ad esempio l’escursionismo (102 morti e 265 feriti nel 2021, per lo più dovuti a cadute in dirupi e burroni), la balneazione (65 morti e 6 feriti escludendo i malori), gli sport invernali (24 morti e 47 feriti) e l’alpinismo/arrampicate (32 vittime)".