I numeri parlano chiaro: nessuna altra categoria ripristina e conserva a proprie spese le zone umide con lo stesso impegno e gli stessi risultati dei cacciatori italiani
Ben 24.385 gli ettari di zone umide gestite/conservate o ripristinate dai cacciatori nelle regioni Veneto, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna. Un dato parziale, poiché anche nelle altre regioni i cacciatori ripristinano aree umide e le gestiscono conservandone la biodiversità. Sono più di 700.000 gli uccelli svernanti nella Laguna di Venezia e Delta del Po, la maggior parte in aree di caccia appositamente gestite.
Decine di migliaia i migratori acquatici, protetti e cacciabili, che sostano durante le migrazioni negli appostamenti fissi di caccia costituiti su laghetti e zone umide ricreate dai cacciatori, spesso in ambienti a forte antropizzazione e con agricoltura intensiva. Aree che offrono riposo e alimentazione ai migratori, in particolare durante il ritorno ai luoghi di riproduzione, contribuendo quindi alla loro sopravvivenza e conservazione. Sono centinaia e centinaia le nidificazioni di un numero elevato di specie che hanno luogo in queste zone, anche in questo caso creando biodiversità in aree che ne sarebbero prive. E così rallidi, anatidi, limicoli, passeriformi di canneto, grazie ai cacciatori frequentano il nostro Paese, il cui territorio è sempre più aggredito dal consumo del suolo, dall’agricoltura intensiva e meccanizzata e dalla generale mancanza di gestione della fauna problematica.
Lo slogan della Giornata 2022 delle zone umide che si celebra domani, 2 febbraio, è “Valorizza, gestisci, restaura, ama le zone umide”.
La parola “restaura” è nuova rispetto agli anni passati e il Segretariato della Convenzione di Ramsar ha voluto quindi sottolineare la necessità di un cambio di passo: non basta più gestire l’esistente, bisogna ripristinare queste preziose zone. Per questo il mondo dei cacciatori, quest’anno ancora di più, si presenta come la categoria chiave per “svoltare” verso un mondo più ricco di aree umide e più ricco di biodiversità.
I cacciatori contribuiscono in modo insostituibile ad aumentare il numero di queste zone ricettive per l’avifauna, che sosta, si alimenta e nasce nelle zone ricreate e gestite per la caccia.
Federcaccia ringrazia tutti gli appassionati che investono il proprio denaro in questi ambienti ed è impegnata per il riconoscimento di questo ruolo naturalistico a tutti i livelli istituzionali.
Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia
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