Prosegue in Francia il dibattito sulla caccia, sempre più ravvivato da proposte deliranti. Tutta la classe politica, in particolare quella ecologista, non manca occasione di avanzare proposte radicali ignorando ogni logica e, di fatto, negando qualsasi opionione da parte dei cacciatori o degli esperti, come il biologo Guillaume Calu, non cacciatore ma uomo di giudizio, che ha condiviso su Twitter una riflessione molto interessante sulla professionalizzazione della caccia in Francia.
Questa professionalizzazione è infatti la parola d'ordine degli anticaccia più accaniti, che puntano all'abolizione della caccia senza mai accennare alle possibili conseguenze economiche. Basandosi sull'esempio del Cantone Ginevra, Guillaume Calu propone diversi modelli per dimostrare che fermare la caccia in Francia genererebbe costi enormi, insopportabili nella maggior parte dei casi dalle comunità e dallo Stato francese.
Confrontando così l'area di Ginevra con quella della Francia, secondo diversi modelli a seconda del costo di gestione per ettaro di fauna o per capo di ungulati, otteniamo un costo che va nel migliore dei casi da oltre un miliardo di euro a 8,31 miliardi di euro.
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