Il 27 marzo scorso, a Narbonne, in Francia, contadini e cacciatori presenti in gran numero hanno manifestato contro l'arroganza ambientalista. L'8 marzo il tribunale amministrativo di Montpellier aveva disposto la sospensione parziale del decreto prefettizio che aveva individuato il colombaccio come specie dannosa e ne aveva autorizzato l'abbattimento senza preavviso fino al 31 marzo.
"Cominceremo la semina il 10 aprile e non vi sto dicendo il disastro che incombe", si è rammaricato Jean-Pierre Alaux, presidente della FDSEA, associato alla Federazione dei cacciatori, insieme a la JA, la camera dell'agricoltura, la Federazione della Pesca e il Sindacato dei Vignaioli, che protestavano per i danni previsti. Un vero peccato, nel contesto della crisi: “Se perdiamo 1.000 ettari, perdiamo 2 milioni di litri di olio di girasole. Siamo in una situazione in cui finiremo le materie prime e questa gente ci sta rovinando la produzione. Le associazioni ambientaliste, attaccando il decreto, contribuiscono a far morire di fame il mondo. Costoro hanno la testa bacata. »
Per le strade di Narbonne, quasi 1.000 persone sono scese a difendere la ruralità con le unghie e con i denti. Per Yves Bastié, présidente della Fédération départementale des chasseurs de l'Aude, questa decisione è la prova dell'attacco incessante del mondo animalista anche in Francia. Caccia e agricoltura sono nel mirino, proprio perchè lavorano fianco a fianco per il territorio. “Un'ingiustizia - secondo lui - che ha giustificato la mobilitazione della giornata a difesa della causa in previsione del colloquio con il sottoprefetto Rémi Recio, insistendo sulla necessità di elaborare per l'anno prossimo un un dossier sui danni provocati dai colombacci.
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