Con l’espressione “One Health” si indica un approccio che richiede la collaborazione di più discipline che lavorano a livello locale, nazionale e globale, per ottenere una salute ottimale per le persone, gli animali e il nostro ambiente. Un tema sempre più di grande attualità, che vede la Federazione Italiana della Caccia in prima linea per promuovere il ruolo indispensabile dei cacciatori al conseguimento di questo obbiettivo
Roma, 6 giugno 2022 – I trend di crescita delle popolazioni selvatiche e loro movimentazione sul territorio nazionale e internazionale, portano a un continuum epidemiologico tra animali selvatici, domestici e uomo permettendo la diffusione di malattie comuni o emergenti.
Le problematiche sanitarie della fauna selvatica hanno un peso rilevante non solo nella gestione e conservazione delle specie selvatiche e di interesse faunistico-venatorio, ma anche in termini di sanità animale e salute pubblica. Questo perché le popolazioni a vita libera possono rappresentare i reservoir o ospiti occasionali di agenti eziologici responsabili sia di patologie di comune riscontro nella fauna selvatica sia di patologie emergenti, talora spesso a carattere zoonosico.
Appare evidente l’importanza di un approccio della fauna selvatica in chiave One Health, riconoscendo la relazione esistente tra uomo, animale e ambiente, anche in chiave sanitaria al fine di raggiungere una condizione di salute ottimale e integrata di persone, animali e dell’ambiente stesso.
È in questo concetto che si esemplifica l’attività svolta dai cacciatori nell’ambito delle attività inerenti al monitoraggio sanitario della fauna, che è di fatto uno dei cardini portanti del movimento. Questo perché, nella visione One Health, la salute pubblica va perseguita considerando l’ecosistema nel suo insieme comprese le interazioni e interconnessioni positive e negative tra tutti gli organismi in esso viventi, compresi gli agenti in grado di causare una malattia (virus, batteri e parassiti).
Federcaccia, consapevole del ruolo del mondo venatorio anche in campo di sanità pubblica, ha predisposto un progetto di ricerca finalizzato a dimostrare, con numeri e dati pubblicati su riviste scientifiche, con sostanza oggettiva quindi, il ruolo di sentinella sanitaria e ambientale dei cacciatori, sottolineando come senza il nostro sforzo nella raccolta di campioni biologici e dati ecologici molte importanti conoscenze sanitarie non sarebbero oggi disponibili nel nostro Paese.
Nell’ambito del progetto verrà sviluppata una banca dati nazionale delle attività di campionamento sanitario sulla fauna selvatica svolte in chiave One Health da parte dei cacciatori italiani. Questo in quanto l’unico metodo adeguato di lotta è la prevenzione che si esplica attraverso un monitoraggio sanitario strutturato ed efficace della fauna al quale segua una reazione pronta da parte degli Enti sanitari in caso evidenza di rischi sanitari per gli animali domestici o per l’uomo.
Gli atti parlamentari in discussione alla Camera, che recepiscono i Reg. CE 2016/429 per adeguare e raccordare la normativa nazionale in materia di prevenzione e controllo delle malattie animali che sono trasmissibili agli animali o all’uomo e di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali, portano con loro il valore e l’importanza della ricerca delle malattie nella fauna selvatica. Questo tema è ben radicato nel Reg. CE 2016/429 che stabilisce le norme per la prevenzione e il controllo delle malattie degli animali, applicando la strategia “Prevenire è meglio che curare” attraverso un approccio basato sull’analisi del rischio e in ottica One Health.
Noi cacciatori, da tempo ne siamo consapevoli e collaboriamo con gli Enti sanitari su questi temi. Il mondo venatorio è parte della prevenzione, della pronta reazione del sistema sanitario e della sanità pubblica, anche se, a volte, in modo inconsapevole.
Eppure, grazie all’attenta e capillare attività di raccolta campioni da parte dei cacciatori negli anni in Italia sono stati riconosciuti patogeni anche zoonosici nuovi per il contesto nazionale, sia parassiti che virus, si sono potute monitorare virus potenzialmente zoonotici, come l’Influenza Aviare o la West Nile Disease, o la diffusione di malattie batteriche, come la tubercolosi bovina e la brucellosi.
Un altro esempio, concreto, di come la caccia sia una attività ben più complessa e strettamente connessa alla vita di tutti di quanto normalmente si possa pensare.
Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali