La Corte Europea dei Diritti Umani si è espressa favorevolmente al sistema organizzativo della caccia francese, giudicando non lesive dei diritti umani (obiezione mossa dai proprietari terrieri) l'esistenza degli ACCA (Association communale de chasse agréée), ovvero le associazioni comunali di caccia, che stabiliscono le assegnazioni dei diritti venatori.
Si tratta di un elemento istituzionale inquadrato dal Codice dell'Ambiente i cui statuti e regolamenti interni contengono disposizioni imperative, tramite l'approvazione prefettizia. L'ACCA consente di riscuotere i diritti di caccia sui beni del comune. In cambio, i proprietari degli appezzamenti possono, a loro piacimento, aderire all'associazione comunale di caccia autorizzata e cacciare in tutto il suo territorio.
Il giudizio era stato richiesto dal Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi sul divieto per i proprietari terrieri di unire le forze per determinare tali diritti. La risposta data oggi dai magistrati europei è generalmente favorevole agli ACCA: il divieto imposto non sembra loro a priori né discriminatorio né lesivo dei diritti di proprietà. Per la Corte, le disposizioni impugnate perseguono obiettivi legittimi e utilizzano mezzi proporzionati ai rischi esistenti e all'interesse generale. Dopo la decisione del Consiglio costituzionale, questo parere della CEDU dovrà essere integrato da una decisione del Consiglio di Stato.
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