In queste ore, dopo la richiesta di dimissioni avanzata dalle associazioni venatorie campane, l'Assessore regionale alla caccia Nicola Caputo ha risposto alle polemiche sul calendario venatorio 2022 - 2023.
"Mi preme condividere con chiarezza e con il linguaggio della verità che mi è solito usare, il complesso, e a quanto pare poco compreso, iter procedurale che ha portato all'approvazione in seduta di Giunta del documento tanto contestato. Nelle prossime ore chiarirò la situazione, voglio solo rappresentare che a seguito della condivisione della proposta di calendario con le associazioni é intervenuta una sentenza del TAR Sicilia che ha evidenziato alcune possibili fragilità del nostro piano e l’organo collegiale ( la Giunta) ha inteso tenerne conto per evitare possibili ricorsi che avrebbero bloccato l’attività venatoria per diverse settimane qualora un eventuale ricorso fosse stato accolto. Siccità, cambiamenti climatici e mancanza di studi scientifici (piani faunistici) ci inducono ad essere cauti. L’appello che rivolgo al mondo venatorio é di considerare che la PA ha l’obbligo di evitare possibili ricorsi che, nel caso specifico bloccherebbero il calendario, come avvenuto in altre Regione. La domanda sorge spontanea: ma vi sembra normale presumere che qualcuno possa accanirsi contro di voi? Sono scelte dettate dal buon senso e dalla responsabilità che la buona amministrazione della cosa pubblica impone".
Spiega poi ancora: "Dopo la proficua seduta del Comitato Tecnivo Faunistico Venatorio e la messa in procedura della bozza di calendario in quella sede licenziato con accordo delle parti, sono intervenuti una serie di avvenimenti concomitanti che hanno condizionato l'approvazione sic et sempliciter del testo proposto. Oltre infatti alla siccità e agli incendi che hanno determinato un forte rischio ambientale e per la fauna, è stata emessa una ordinanza cautelare da parte del TAR Sicilia sull’illegittimità del Calendario Venatorio siciliano per violazione delle normative nazionali e comunitarie sulla tutela della fauna e per il mancato rispetto de parere scientifico dell’Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA). Secondo il Tar dunque l’Amministrazione, ove avesse ritenuto di discostarsi dal parere, avrebbe dovuto procedere ad un aggravio motivazionale in specie. La Regione Sicilia, invece, ha utilizzato altri documenti – forniti dalle Associazioni venatorie – per contrastare le valutazioni di ISPRA ed allargare i periodi e le specie cacciabili; il TAR ha censurato tale scelta di “far ricorso a pareri resi da organismi non accreditati presso lo stesso ISPRA, unico soggetto dotato di competenze scientifiche cui la legge assegna un ruolo primario nella materia di che trattasi. La Giunta ha sentito il dovere di rivedere la proposta, mossa dalla tutela del bene superiore ambientale in parte dettata dalla necessità di tutelare le specie cacciabili già minacciate dalla forte siccità e dagli incendi, contemperando questa necessità con gli interessi dei cacciatori. Con questo calendario i cacciatori campani nonostante le critiche potranno esercitare l'attività venatoria come previsto dalla delibera approvata, mentre quelli siciliani saranno costretti ad attendere fine novembre, data fissata per la trattazione della vertenza nel merito, per poter godere della propria passione. Un sacrificio indispensabile per tutelare gli interessi di tutte le parti in gioco".
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