L'Atc Ascoli Piceno non ci sta a subire l'attacco che la Lipu Marche ha affidato alla stampa, definendo i ripopolamenti "utili solo per accontentare i primi cacciatori che riusciranno ad accaparrarsi i malcapitati starnotti di pollaio, impreparati alla vita selvatica".
La risposta dell'ente non si è lasciata attendere. La riportiamo di seguito.
"Si è sempre molto combattuti se rispondere o meno alle solite stucchevoli (e pretestuose) accuse di mala gestione che vengono fuori puntuali in prossimità dell’apertura di una nuova stagione venatoria, provenienti dalle solite associazioni ambientaliste che con un termine oggi in auge potremmo definire amichevolmente… radical chic.
Sì, perché da un lato c’è la necessità di dare al cittadino una corretta informazione e difendere il lavoro di chi, con tanti sacrifici, porta avanti una passione e lo fa nel pieno rispetto della legge… e dall’altro il desiderio di non dare troppa pubblicità a chi sul territorio, tra gli agricoltori o a fianco delle istituzioni, non si vede praticamente mai.
Ed allora è molto più facile essere leoni da tastiera (anche questo molto in voga oggi) e non ammettere che il mondo venatorio, pur nel rispetto delle proprie convinzioni, è in prima linea nel miglioramento delle condizioni di sopravvivenza della fauna selvatica (i cosiddetti miglioramenti ambientali), nella rilevazione e talora pulizia di spazi naturali, nel controllo della fauna in sovrannumero. E quindi nella difesa del tessuto agricolo locale, nella manutenzione di piste e strade forestali necessarie anche per la fruizione turistica dei nostri boschi e per la prevenzione incendi. Nella collaborazione con le istituzioni per il monitoraggio e la prevenzione di malattie come la peste suina, ecc…
Ma tutto questo va sicuramente in secondo piano quando si scopre che l’ATC ha deliberato di immettere ben 1.000 esemplari di starna entro la fine del mese di agosto (!!!). In oltre 100.000 ettari di territorio di propria competenza…
Pratica, questa, tra l’altro usuale in tutti gli ATC delle Marche.
Ma portata avanti in modo progettuale da pochi, tra cui quello di Ascoli Piceno, che giustappunto, guarda caso, viene proprio criticato.
Ebbene, non volendo entrare in tecnicismi forse poco interessanti per i più, potremmo semplicemente ribadire che tali immissioni sono state regolarmente autorizzate dalla Regione Marche con DECRETO DEL DIRIGENTE DEL SETTORE POLITICHE FAUNISTICO VENATORIE E ITTICHE n. 396 del 12 luglio 2022. Secondo il Programma di gestione attiva della specie starna (perdix perdix) previsto dal Piano Poliennale (prot. 0351681 del 31/03/2021) e annuale 2022 dell’ATC Ascoli Piceno (prot. 0385757 del 31/03/2022). Tutti documenti, questi,
conformi al Piano Faunistico Venatorio Regionale Marche. Piano che ha recepito e difatti applicato tutte le direttive dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Tanto invocato, secondo comodo, dai nostri amici ambientalisti.
Potremmo tuttavia ribadire che non corrisponde al vero parlare di rilascio di selvaggina come regalia per la pratica cinofila dei cacciatori visto che, calendario venatorio alla mano, fatta salva qualche giornata a settembre, il periodo destinato all’allenamento dei cani in periodo venatorio si conclude praticamente tra pochi giorni.
Non corrisponde al vero sottintendere che gli animali immessi non sono sani poichè sono stati controllati durante tutte le fasi di crescita in allevamento. E sono provvisti, al rilascio, della necessaria documentazione sanitaria.
I rilasci vengono effettuati in siti idonei per caratteristiche ambientali con punti di abbeveraggio e fonti per il sostegno alimentare.
E si mistifica la realtà dei fatti quando si lascia intendere al lettore che le starne vengono immesse sul territorio senza alcuna cura. Quasi buttate a caso e come animali da macello. Quando invece ogni singolo sito di rilascio ritenuto idoneo per caratteristiche ambientali è gestito da centinaia di volontari che hanno individuato punti di abbeveraggio. Nonché fonti per il sostegno alimentare.
Non sarà invece una manciata di starne (perché di tanto trattasi se distribuite sul tutto il nostro territorio) ad alterare l’equilibrio preda/predatore. Laddove, al contrario, una sana competizione di specie potrà determinare la sopravvivenza dei soggetti migliori. Soggetti che nella prossima primavera potranno riprodursi e stabilmente insediarsi nei nostri ambienti".
(PicenoOggi)
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