Ad ottobre 2022, fino al 15 marzo, ripartiranno gli abbattimenti dei mufloni presenti all’isola del Giglio tramite caccia selettiva. Lo ha stabilito a luglio scorso il Piano regionale di prelievo del muflone 2022 - 2023 nel quale l’Isola figura come area non vocata e problematica, come per altro aveva già sancito il progetto Life (UE) LETSGO GIGLIO che prevede l’eradicazione di specie non autoctone a tutela della biodiversità e dell’ecosistema insulare.
Come ricorderete gli abbattimenti previsti erano stati interrotti a novembre del 2021 dall’Ente Parco, che, alla ricerca costante di una via di concertazione con gli animalisti, ne aveva concesso il trasferimento presso centri di recupero messi a disposizione da Wwf e Lav. Ma la concessione è stata ovviamente solo temporanea, dato che non è fattibile procedere con l’eradicazione della specie soltanto tramite catture e trasferimenti.
Per continuare a evitare gli spari i protezionisti hanno tirato in ballo anche nuovi studi scientifici che dimostrerebbero come la popolazione del Giglio avrebbe conservato un ceppo genetico ormai estinto risalente ad antichi esemplari sardi trasportati sull'isola. Su questo, interpellato dal sito GiglioNews, è intervenuto negli scorsi giorni Piero Genovesi responsabile per la fauna dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA, smontando certe conclusioni. I risultati dello studio in realtà, secondo Genovesi, confermano l’origine molto recente del nucleo di mufloni del Giglio, la cui introduzione risale agli anni ‘50.
A livello genetico non ci sono però differenze significative. “Vista l'origine recentissima anche confermata dagli autori dell'articolo, è evidente che le caratteristiche rilevate non hanno un significato adattativo, ma molto probabilmente sono il risultato di un effetto collo di bottiglia, o di selezione dei fondatori inizialmente introdotti nell'isola. Quindi a nostro parere i dati genetici pubblicati non modificano le indicazioni gestionali che andrebbero seguite”.
Altri accademici di fama internazionale hanno voluto esprimere il proprio sostegno al Parco dell'Arcipelago Toscano sulla necessità di eradicare il muflone al Giglio a tutela della biodiversità autoctona. Quanto alla eventuale permanenza di geni ancestrali nella popolazione di mufloni introdotta nell’Isola del Giglio negli anni ‘50, scrivono, "entriamo in merito soltanto per ricordare che, in base a fonti diverse, i mufloni del Giglio dovrebbero o provenire tutti dagli allevamenti di Miemo (Pisa) o essere stati immessi al Giglio dalla Sardegna e Corsica per poi venire importati a Miemo. Comunque sia, a Miemo vivono oggi centinaia di individui, presumibilmente anch’essi latori della stessa caratteristica genetica dei mufloni del Giglio, anche se venisse confermata l’assenza di questa nelle popolazioni attuali di Sardegna e Corsica. Non pensiamo pertanto che esistano oggi gli estremi per una campagna mediatica negativa sull’iniziativa del Parco, che ci appare giustificata da appropriati scopi”.
La lettera di cui sopra è firmata da:
Folco Giusti di Massa (Già Professore Ordinario di Zoologia, Università di Siena, Membro della Consulta Tecnica del Ministero dell'Ambiente e primo relatore per la proposta del PNAT, e Membro della Commissione Fauna dell'Unione Zoologica Italiana residente Unitas Malacologica (la Società malacologica internazionale). Attualmente Presidente onorario della Società Malacologica Italiana e Membro del Consiglio dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena
Juan Herrero: Professore presso l'Università di Saragoza, in Spagna, dove insegna Ecologia, esperto di gestione della Fauna selvatica, specializzato sui grandi mammiferi, con famosi studi sul camoscio dei Pirenei, della capra selvatica iberica, del cinghiale e del cervo è Co-chairman del Caprinae Specialist Group dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Sandro Lovari: Già professore ordinario di Etologia e di Gestione della fauna selvatica, nonché Senior professor of Conservation Biology, all’Università di Siena; già ricercatore nelle università di Cambridge, Groninga, Stoccolma, Žilina e Pechino; ha scritto sei libri, fra i quali “Manuale di gestione della fauna” (con F. Riga, 2016) e oltre 200 pubblicazioni scientifiche sui grandi mammiferi, c. 1/3 di queste su erbivori di montagna. Ha presieduto lo IUCN Caprinae Specialist Group per 19 anni. Coordinatore per la parte ungulati della pubblicazione sulla Fauna d’Italia.
Pier Giuseppe Meneguz: Docente presso l’Università di Torino, ove insegna Gestione delle risorse faunistiche.. È autore/coautore di 140 articoli scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali nell’ambito dell’ecopatologia, della conservazione e della gestione della fauna coautore del capitolo sul muflone per la pubblicazione Fauna di Italia
Silvano Toso: Già docente di Zoologia dei vertebrati, Ecologia e Conservazione della natura presso Istituto di zoologia l’Università degli Studi di Milano. Già Direttore generale dell’INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica), e responsabile del Servizio di Consulenza Faunistica dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Si è dedicato allo studio della biologia degli Uccelli e dei Mammiferi in particolare di Ungulati, Lagomorfi, Galliformi e Falconiformi. E' autore di numerose pubblicazioni scientifiche e tecniche ed articoli divulgativi.
Marco Apollonio: Professore ordinario di Zoologia all’Università di Sassari dal 2000, dove ha diretto il Dipartimento di Zoologia ed il corso di dottorato in Gestione della Natura e delle sue Risorse per oltre un decennio, coordinatore della laurea magistrale internazionale in Wildlife Management, ha insegnato, fra l’altro, Zoologia dei Vertebrati, Etologia, Conservazione e Gestione della Fauna, Wildlife Management e Wildlife Management Techniques. Già presidente dell’Associazione Teriologica Italiana e direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Selvaggina e i Miglioramenti Faunistici con sede a Firenze. Ha pubblicato 177 articoli scientifici su diversi aspetti della biologia dei mammiferi ed editato 5 libri dedicati alla gestione e conservazione degli ungulati in Europa ed alla ecologia comportamentale dei vertebrati. Ha collaborato a diverse iniziative di ricerca internazionali fra le quali ENETWILD e European Observatory of Wildlife dedicati alla gestione della fauna selvatica in Europa, ha collaborazioni scientifiche con ricercatori di buona parte degli stati europei. E’ stato membro dei consigli direttivi di due parchi nazionali per 15 anni, della Commissione CITES italiana e di consigli direttivi o scientifici di aree protette regionali.
Francesco Dessì Fulgheri: Già Prof. Ordinario di Zoologia Università della Calabria, Prof. Ordinario di Etologia Università di Firenze, Presidente della Società Italiana di Etologia Direttore della rivista Ethology Ecology & Evolution, pubblicata dall'Università di Firenze, Presidente della "Associazione Alessandro Ghigi per la Biologia e Conservazione dei Vertebrati". E' stato: Membro del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Direttore del corso di perfezionamento post laurea dell'Università di Firenze "Conservazione e gestione della fauna nelle aree protette", Coordinatore del corso di master di 1° livello dell'Università di Firenze "Conservazione e gestione della fauna terrestre". Coordinatore del Corso di Perfezionamento “Etologia, benessere animale e gestione della fauna” dell’Università di Firenze, Membro della Consulta Tecnica Regionale della regione Toscana. Le sue principali attività di ricerca riguardano la Conservazione e gestione della fauna vertebrata. Autore di numerosi pubblicazioni.
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