Come per i mufloni al Giglio, nel ravennate si è aperta la solita bagarre per la decisione del Parco del Delta del Po di catturare e trasferire in tre anni circa 900 daini dei 1500 che hanno colonizzato l'area, destinandoli ad allevamenti autorizzati, e quindi mandandone alcuni al macello. La specie è infatti ritenuta aliena nella zona che va dalla Pieneta di Classe (un problema irrisolto e da anni aggravato proprio dagli stop imposti dal livore animalista) e quella di Volano, in provincia di Ferrara.
Così il Parco in un comunicato: “Le ragioni dell’intervento, oltre che riconducibili all’inevitabile riequilibrio naturalistico (quando si tratta di contenere lo sviluppo di specie esotiche), sono prioritariamente legate alla necessità di salvaguardare la flora e la vegetazione delle pinete e praterie naturali in cui il nucleo è insediato, che hanno già mostrato gravi segnali di sofferenza dovuti all’eccessivo pascolamento”, viene inoltre sottolineato che la presenza del lupo non basta a garantire l’equilibrio all’interno della biodiversità del Parco.
Le associazioni animaliste hanno chiesto di evitare che i daini finiscano al macello, chiedono che siano interpellate sulla gestione del problema, arrivando a proporsi per l'affidamento in concessione degli animali con tanto di una raccolta firme da presentare alla Regione Emilia-Romagna.
Le polemiche sollevate dagli animalisti si sono fatte sentire fino a Bruxelles, da dove arriva la nota congiunta degli eurodeputati leghisti Marco Dreosto e Massimo Casanova. “In questi giorni stiamo assistendo all’ennesima insensata polemica animalista che, se mai presa in considerazione, porterá ancora una volta alla mancata risoluzione dei problemi legati all’impatto di popolazioni animali numericamente squilibrate nell’ecosistema in cui esse vivono. Nel lungo periodo inoltre la stessa popolazione di daini finirebbe per soffrire gli effetti limitanti legati alla densitá, finendo probabilmente falcidiata dalle malattie, ma nel frattempo l’impatto su habitat e specie avrá giá fatto sparire quelle piú fragili e meno adattabili.”
Un passare dalla padella alla brace a danno della biodiversitá “l’intervento umano é sempre necessario, soprattutto nelle aree protette in cui determinate forme di contenimento, come il prelievo selettivo, sono purtroppo ancora vietate nel nostro paese - dichiara Casanova, ricordando che nell’area in questione vive anche l’unica popolazione di cervo endemico della penisola, quello della Mesola, minacciato proprio dalla competizione interspecifica con il daino. Dreosto ha altresí ricordato il grande impegno che l’UE sta attualmente dedicando nella lotta alle specie alloctone.
Resta da vedere se anche questa volta gli animalisti avranno voce in capitolo su decisioni che spettano solo agli amministratori e ai tecnici faunistici.
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