La protesta dei cacciatori a Genova contro le norme ritenute ingiuste nella zona di contagio Psa (ricordiamo l'annuncio di Fidc Liguria di astensione dalla caccia in braccata soprattutto contro il divieto assoluto di autoconsumo delle carni anche se risultate sane) ha suscitato reazioni negative degli agricoltori.
Confagricoltura Liguria parla di "un'inconcepibile e inaccettabile presa di posizione". Secondo il presidente De Michelis "i cacciatori paiono più interessati a ciò che a una salvaguardia del territorio e delle sue attività, in un momento critico come quello della gestione della cronica emergenza Psa nei territori del genovesato e di parte del savonese".
"Certamente - prosegue De Michelis - di converso a ciò di cui sopra, sappiamo perfettamente che le regole per la caccia nella zona rossa sono molto stringenti e farraginose, ma non ci saremmo comunque aspettati una decisione drastica dei cacciatori, come quella di non svolgere l’attività venatoria, ma anzi una presa di coscienza di come la caccia soprattutto in tale area eserciterebbe un fondamentale ruolo di salvaguardia del territorio e di tutte le attività economiche esistenti lì, e fortemente penalizzate da quasi un anno di zona rossa".
A tal proposito Confagricoltura chiede di "semplificare l’iter per gli agricoltori che intendano autodifendersi, sia in termini di sburocratizzazione delle comunicazioni preventive alla difesa del proprio fondo".
Nella polemica entra anche l'esponente FdI Barbara Mazzali: "Non è vero che i cacciatori protestano perché non possono consumare la carne degli ungulati, come dichiara il presidente di Confagricoltura Liguria. I cacciatori protestano per gli enormi costi che le norme per la caccia nella zona PSA impongono. Queste regole così stringenti non devono essere a carico dei cacciatori. L’indignazione di De Michelis non è accettabile, e dato che il mondo venatorio è l’unico adeguato per fare questo tipo di prelievi è doveroso che gli venga riconosciuta non solo una dignità professionale ma anche economica".
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