In un comunicato Cia Liguria e Cia Piemonte criticano la gestione dell’emergenza Psa parlando di “soluzioni abbozzate e inconcludenti" e parlando di dati indecifrabili e contraddittori. Il riferimento è alle previsioni di abbattimenti (50 mila cinghiali in Piemonte e 38 mila in Liguria) nella presente stagione venatoria. Il problema è, secondo Stefano Roggerone, presidente Cia-Agricoltori Italiani Liguria, che “rimaniamo sempre nel campo delle ipotesi irrealizzabili”. Sono obiettivi impossibili da raggiungere dato che attualmente è stato abbattuto un numero irrisorio di capi rispetto alle previsioni e non sono state messe a punto neppure le battute di caccia. In tutto questo le aziende agricole continuano a subire i danni e diversi allevatori hanno dovuto abbattere suini senza veder risarcite le perdite.
Cia ricorda che il numero totale (sottostimato) dei cinghiali è di 104.816 in Piemonte, in Liguria tra i 35.000 e i 56.000: due dati, scrive, a dir poco sorprendenti per l’inusuale precisione da una parte e per la “forchetta” amplissima dall’altra. Cia lamenta il fatto che negli ultimi dieci anni il numero di cacciatori attivi si è quasi dimezzato e ciò è il motivo per cui gli obiettivi di prelievo non sono stati raggiunti. Oltre a ciò, come abbiamo visto, ha inciso l’aver imposto regole particolarmente penalizzanti per i cacciatori nella zona rossa, il che ha portato ad uno sciopero dei cacciatori in Liguria. In tutto sono stati abbattuti 10648 capi in Liguria (sui 38 mila previsti) e solo 9004 in Piemonte (50 mila previsti).
L’associazione inoltre fa notare come attualmente nelle due regioni manchi una logistica della gestione delle carcasse. “Di fronte ad un obiettivo di depopolamento di quasi 90.000 capi, si sarebbe dovuto mettere in piedi un coordinamento stretto tra tutti i soggetti coinvolti, per realizzare un’organizzazione strutturata, con celle, luoghi di lavorazione e laboratori, per gestire il sistema di smaltimento e le diverse situazioni di carni infette o sane”. Anche sul fronte della recinzione anti cinghiali non ci siamo. Ad oggi, scrive Cia, sono stati installati 105 km sui 170 previsti.
"Ministero Agricoltura, Ministero Sanità, Regioni, ATC, Comprensori alpini: tanti i soggetti in campo con competenze che rimangono spezzettate. E’ stato nominato un commissario ma di fatto senza il potere effettivo di operare. Se rimane così la figura del Commissario non serve a nulla" si legge nel comunicato Cia.
Per “uscire dal pantano”, Cia Liguria e Cia Piemonte chiedono:
– Rimborsi immediati per gli allevatori e certezza su quando si potranno riprendere le attività di allevamento sospese
– Nuove risorse per coprire i danni subiti dagli agricoltori e gli oneri per i piani di abbattimento
– Certezza su numero e tempistica degli abbattimenti dentro e fuori la Zona Rossa (compreso eventuali sistemi incentivanti)
– Chiarimento definitivo dei poteri del Commissario
– Revisione delle legge nazionale 157/92
– Adozione del “modello Umbria” che ha liberalizzato l’utilizzo delle gabbie. Un sistema che obbliga chi le adotta a segnalarne la presenza nonché la cattura del cinghiale. E che ha dimostrato un’ottima percentuale di successo.
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